Internet è un universo vastissimo, che amplia le possibilità ma anche i pericoli, all’infinito. E come nel mondo reale sono i minori i più deboli, anche in internet i reati contro i minori, spesso a sfondo sessuale, sono all’ordine del giorno. Come dovremmo comportarci? Roberta Bruzzone, popolare criminologa coinvolta nei più famosi casi di cronaca, interviene e consiglia nell’esclusiva intervista per Alground.
Iniziamo a tracciare un profilo dell’aggressore, della persona che si siede al computer e cerca di adescare dei minori, il pedofilo online. Come si comporta?
Su internet si trova qualunque tipo di “criminale”. In molti casi si tratta di persone anche senza precedenti penali e del tutto insospettabili, difficili da identificare. Per quanto riguarda nello specifico i cyber-pedofili diciamo che, esattamente come quelli che operano nel mondo reale, questa tipologia di child molesters frequentano i “luoghi” virtuali in cui possono incontrare il piu’ alto numero di minori possibili. In altre parole vanno dove ci sono i bambini. Ci sono molti casi in cui la molestia si perpetra su più canali fra cui MSN e Facebook. Tutti gli ambienti popolati dai minori sono target per questi soggetti, che sono ossessivamente alla ricerca delle loro prede. E’ molto piu’ facile di quanto si pensi incontrarli in rete, purtroppo.
Normalmente il pedofilo crea un profilo ad hoc e, in alcuni casi, contatta un minore che ha già avuto modo di conoscere personalmente (anche se in maniera superficiale), perche’ normalmente conosce gia’ qualcuno all’interno della rete dei minori che contatta e poi allarga il giro a tutta la rete di amicizie della vittima, in altri casi procede in maniera casuale, e va a cercare profili compatibili con i suoi interessi e inizia a presentarsi come un coetaneo oppure, in altri occasioni, si propone direttamente come adulto alla ricerca di un rapporto goliardico per poi passare, piu’ gradualmente, a richieste sessuali esplicite.
Le richieste iniziali che vengono poste ai minori da parte di questi soggetti, dopo una breve fase di conoscenza,vertono principalmente su questi temi: raccontare di sè, esplicitare le fantasie personali. Dopo questa prima fase, in maniera graduale ma abbastanza rapida, il molestatore chiede di vedere il minore via chat e poi, quandoil minore dà la sua disponibilità in tal senso, arrivano le richieste di natura sessuale. In questi casi il molestatore cerca di ottenere il numero di cellulare il piu’ rapidamente possibile per garantirsi un accesso diretto alla vittima in assenza di altre figure adulte nei dintorni.
Se consideriamo che ormai anche bambini di 7 anni hanno il cellulare (e spesso di ultima generazione), possiamo ben comprendere il livello di rischio. Purtroppo in questa categoria di criminali troviamo i soggetti piu’ disparati: c’è il ragazzino di 18 anni, il libero professionista 40enne ma anche l’appartenente alle forze dell’ordine. Nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti “al di sopra di ogni sospetto”, del tutto invisibili sotto il profilo sociale. Internet, sotto questo profilo, ha aperto un’importantissima finestra sul fenomeno dal punto di vista investigativo. E’ molto difficile non lasciare traccia quando si opera sulla rete….
Parliamo delle strategie difensive. Il genitore deve ovviamente proteggere suo figlio, ma per la prima volta nella storia, i figli conoscono delle tecnologie che i genitori ignorano quasi totalmente. Come possono dunque essere difesi?
Questo è un problema enorme. Viene riposta una grandissima fiducia nei confronti di queste nuove tecnologie senza rendersi conto che, insieme alle molte possibilità, ci sono anche molti pericoli. Si tratta di scenari del tutto inscindibili. Teniamo conto che esistono strumenti informatici che vengono pubblicizzati come strumenti infallibili per proteggere i minori, che però vengono superati veramente con molta facilità gia’ da bambini in tenera eta’, quindi penso che quella “tecnologica” non sia la strada giusta per tutelare i piu’ piccoli. Del resto oggi non è più possibile tenersi lontani da questo tipo di strumenti. I genitori devono sapere cosa fa il figlio in chat, devono conoscere il suo profilo Facebook, deve sapere chi frequenta in rete. Ma soprattutto un genitore non può ignorare questo ” nuovo mondo” o, peggio, sottostimarne la portata.
La principale difesa deve giocarsi necessariamente nella relazione con i figli, nell’insegnamento della tutela dei propri dati personali. Come ripeto spesso: senza consapevolezza non esiste reale protezione. Il figlio non dovrebbe avere problemi, e qui capisco che sia molto difficile, a raccontare al genitore le varie esperienze che fa in rete, anche quelle imbarazzanti o spaventose. Può essere una buona tecnica quella di scegliere un amico più grande o un fratello/sorella maggiore che possa a ccompagnare il minore durante la navigazione, una figura che vigili quando serve, purche’ si tratti di una persona più esperta e consapevole degli scenari che può trovarsi davanti quando naviga. Occorre acquisire una maggiore sensibilità nei confronti di questo settore. Oggi l’ignoranza, la solitudine e l’eccesso di fiducia possono diventare i perfetti alleati per questo tipo di predatori.
La difesa si fa poi ancora più difficile tenendo conto della tendenza odierna di internet di dire qualsiasi cosa di se stessi, pubblicamente. Come possiamo conciliare protezione e tendenza del web?
E’ verissimo, ci sono profili di minori (e non solo) in cui vengono riportati integralmente il numero di cellulare, l’indirizzo di casa e della scuola frequentata. Del resto di tratta di informazioni che sono richieste direttamente dal social network per agevolare i processi di socializzazione. Io sul punto ho un atteggiamento piuttosto”talebano”, se mi passate il termine, e ritengo assolutamente sbagliato e pericolosissimo divulgare i propri dati personali. C’è poco da fare. Io ormai sono un personaggio pubblico ma, nonostante cio’, se non ho un minimo di conoscenza diretta della persona che mi contatta, non fornisco nessun tipo di riferimento di tipo personale.
Se una persona si incontra solo online, il contatto dovrebbe essere via mail e null’altro. Poi, se proprio decidiamo di incontrare qualcuno conosciuto solo online (quando ci sono i giusti presupposti), possiamo adottare delle semplici ma importanti contromisure per tutelare la nostra sicurezza, come il farsi accompagnare da un adulto che possa verificare che la “persona virtuale” corrisponda poi a quella reale, oppure informare persone di nostra fiducia dell’appuntamento e chiedere di chiamarci ad intervalli regolari. E questo consiglio non e’ rivolto esclusivamente ai minori, ma anche alle donne. Sto lavorando su alcuni casi di brutali aggressioni sessuali che sono maturate in questo genere di contesti. Queste donne hanno pagato a carissimo prezzo il loro eccesso difiducia verso il prossimo incontrato online.
Come potrebbe accorgersi che un minore è molestato da qualcuno?
E’ molto complesso capirlo. Ci sono sicuramente dei cambiamenti in peggio nella qualità della vita del minore che spesso comincia a manifestare ansia, chiusura e paura nei confronti delle relazioni con gli altri, un calo del rendimento scolastico, disturbi nell’alimentazione e nel ciclo sonno-veglia. Si tratta di un insieme di possibili indicatori che deve mettere in allarme un genitore attento. Naturalmente poi ogni caso va indagato nelle sue specificita’ e, per poter stabilire con certezza che sia avvenuto un abuso sessuale, ci vuole sempre e comunque il vaglio di un professionista serio e con una reale esperienza in questo campo.
Sotto il profilo pragmatico voglio segnalare un dato che spesso viene sottostimato dai genitori in molti dei casi che ho trattato: spesso i minori molestati hanno una disponibilità economica assolutamente non giustificata dalla paghetta che ricevono dai genitori. In questi casi occorre fare molta attenzione perche’ spesso il molestatore “regala” al minore ricariche telefoniche o somme di denaro in cambio di prestazioni sessuali.
Se un genitore dovesse accorgersi di un abuso in corso cosa dovrebbe fare precisamente?
Nel momento in cui ci fosse una ragionevole probabilità, o una flagranza di reato, la cosa migliore è interrompere in maniera abbastanza tranquilla il rapporto con il molestatore, in modo non caotico o improvviso, per non fargli capire che la molestia è stata scoperta. Lo so che non e’ affatto semplice questo passaggio. Ma occorre mantenere la massima lucidita’ in tali frangenti per evitare di compromettere il prosieguo dell’investigazione. E’ importante non destare allarme nel molestatore, per poter poi favorire il lavoro delle forze dell’ordine e degli esperti che esamineranno il caso.
Occorre rivolgersi subito a professionisti esperti per stabilire come comportarsi con il minore. Ci si può rivolgere anche a delle associazioni che operano concretamente da anni in questo delicato settore. Tra queste segnalo l’associazione Caramella Buona ONLUS , di cui sono Direttore Scientifico da diversi anni, che offre consulenza e supporto sia alle famiglie che alle piccole vittime anche in fase investigativa e giudiziaria, e l’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi di cui sono Presidente , che vanta un team di consulenti tecnici e legali di eccellenza nel campo delle indagini informatiche, e non solo.
A livello tecnico bisognerebbe cercare di raccogliere delle prove dell’abuso informatico?
No, consiglio vivamente di non fare nulla, perchè il rischio è di distruggere le prove. Bisogna interrompere l’attività e non toccare più il computer, lasciando la fase dell’accertamento nelle mani di coloro che hanno le giuste competenze per esaminare queste complesse scene del crimine digitali. In questo settore, cosi’ come nelle investigazioni “tradizionali”, le soluzioni “fai da te” sono pericolosissime ed assolutamente sconsigliabili.
Quando si trova di fronte ad un minore abusato come procede?
Dipende moltissimo dal livello di abuso subito. Un conto e’ avere a che fare con un abuso che e’ stato commesso attraverso internet e si e’ limitato al piano “virtuale” (ossia senza contatto diretto tra autore e vittima),altro paio di maniche, come si suol dire, se ci sono stati uno o piu’ incontri tra il molestatore e la vittima.Indubbiamente il livello di intervento cambia significativamente. In ogni caso cerco di chiarire alla vittima, chespesso e’ estremamente confusa sul punto, che le responsabilita’ per quanto e’ accaduto sono esclusivamente del molestatore. In molti casi i child abusers piu’ sofisticati riescono a manipolare la vittima in maniera davvero allarmante. Spesso abbiamo a che fare con vittime profondamente confuse che cercano, nonostante tutto, di proteggere il loro carnefice. Si tratta indubbiamente di un intervento molto complesso e delicato che pero’ riesce a dare ottimi frutti.
Perchè molto spesso le vittime si danno la colpa…
Perche’ questo tipo di vissuto nella vittima viene alimentato deliberatamente da parte del molestatore. E’ parte integrante delle tecniche di manipolazione utilizzate per costringere la vittima ad assecondare le sue richieste e, nel contempo, mantenere l’assoluto riserbo su cio’ che sta avvenendo. Teniamo conto che molte volte il molestatore conosce personalmente la vittima e la accusa di non essere stata capace di bloccare le sue “avances’, di opporsi alle sua molestie, di evitare di incontrarlo. E la vittima arriva a convincersi che sia proprio cosi’. Sono questi i vissuti che alimentano poi inesorabilmente il senso di colpa. Diciamo quindi che tutte queste dinamiche rappresentano la parte sicuramente più delicata da trattare in fase di trattamento dell’abusato
Ho notato che le persone che soffrono di abusi tendono a diventare o buonissimi o cattivissimi, e tu?
Sul punto posso dire che chi subisce un abuso che non viene poi trattato adeguatamente con buone probabilita’diventerà un adulto “disfunzionale” ossia privato di alcune funzionalità che possono essere legate alla gestionedell’aggressività, alla gestione delle pulsioni sessuali o alla sfera emotiva piu’ ampia. Da tale scenario puòdiscendere una serie infinita di problemi comportamentali ed emotivi. Lo osserviamo ad esempio negli stalkers piu’ persistenti.
Al trauma (sia esso di matrice emotiva, fisica e/o sessuale), se non trattato, si associa spesso immaturita’ psicologica e scarsa tolleranza per la frustrazione. Il cocktail e’ di quelli micidiali e difficilmente non comporta conseguenze piuttosto gravi a carico della qualita’ della vita del soggetto traumatizzato. La depressione, l’ansia e tutta la gamma di disturbi che traggono alimento dal disagio sono spesso “compagni diviaggio” abituali di chi ha subito un episodio di vittimizzazione. Il trattamento e’ fondamentale. Senza di esso le i possibilita’ di venir fuori dallo scenario completamente sono davvero pochissime.
E la famiglia di un bambino molestato cosa dovrebbe fare per aiutare il recupero?
Ci sono casi in cui il genitore paradossalmente si allontana emotivamente. Prende le distanze per proteggere se stesso dal dolore e dal vissuto di impotenza generato dal non essere stato in grado di proteggere il proprio piccolo. Purtroppo non è così insolito. Un pò come succede alle persone affette da malattie molto gravi, magari terminali. Frequentarle ci angoscia e dunque, alcuni di noi, possono decidere inconsciamente di prendere ledistanze. Anche le famiglie delle piccole vittime devono essere coinvolte nel trattamento, altrimenti non potranno essere realmente di aiuto.
Ma come donna, come persona, hai mai incontrato situazioni difficili, esperienze spiacevoli che ti hanno segnato anche a livello professionale?
Confrontarmi con squilibrati e criminali fa parte del mio lavoro. E’ impossibile non subire alcune conseguenzenegative quando contribuisci a mandare in galera dei soggetti pericolosi. Ma le intimidazioni non mi spaventano.Fortunatamente non ho mai subito esperienze di questo genere, ho vissuto (e sto vivendo) però recentementeuna vicenda più legata allo stalking e questo mi ha aiutato a comprendere ancora meglio alcune dinamiche che possono scatenarsi in chi è sotto assedio da parte di questo tipo di criminali.
Un’ esperienza “utile” sotto il profilo umano e professionale. Di quelle che fanno crescere. Anche se ne avrei fatto volentieri a meno. Spero che questa vicenda si chiuda al piu’ presto e che questa persona venga curata perche’ e’ molto disturbata psicologicamente. E’ arrivato ad inviare alle principali agenzie di stampa dei comunicati falsi per far credere che le mie denunzie fossero state archiviate, quando sa benissimo che cosi non e’. Anzi, la sua posizione giudiziaria si fa piu’ seria e pesante ogni giorno che passa….questo la dice lunga sul suo livello di disagio mentale.
Essendo il tuo un lavoro particolare, dove vieni a contatto con situazioni che dire tremende è dire poco, ci sono paure, sensazioni che ti rimangono?
No, riesco a gestire queste situazioni senza particolari “echi” emotivi. Ed è abbastanza normale quando hai glistrumenti professionali giusti per affrontare questi scenari. Poi è evidente che ogni storia a modo suo ti entradentro, non potrebbe essere diversamente. Non ho difficoltà ad ammettere che entro completamente nella vicenda che devo analizzare e la faccio mia. Devo credere nel caso, diversamente preferisco starne fuori. L’emotività nel mio lavoro non è una buona alleata. Servono lucidita’, concentrazione certo, ma anche il `cuore”deve fare la sua parte. E il mio e’ un “cuore” piuttosto robusto. Credo fermamente in quello che faccio e questomi ha sempre sostenuto nei momenti difficili. Entro fine ottobre uscira’ il mio nuovo libro per Mondadori in cui raccontero’ alcune delle storie su cui ho lavorato.
Utilizzi qualcosa per depurare la mente, per sfogarti?
Sì vado in moto, ho due Ducati, una Diavel e un Monster 1100 evo. Due autentiche belve. Quindi “apro il gas”quando devo scaricare un pò la testa. Preferibilmente in pista. Quello con la moto e’ un rapporto viscerale. Ogni volta che mi capita di avere tempo disponibile so come trascorrerlo, tra un impegno e l’atro.
Fatti un complimento
Sono una tipa “tosta”, un po’ come le mie moto, inarrestabile quando decido di “aprire il gas”. Sono una cheaffronta le situazioni a viso aperto e che non si tira mai indietro davanti ad una sfida interessante, anche se isacrifici saranno durissimi. Un vero “mastino”. Con me e’ tutto o bianco o nero e questo non e’ che aiuti moltonelle relazioni con gli altri. In effetti ho decisamente un brutto carattere.
Una critica?
Sono terribilmente cocciuta e la cocciutaggine a volte si paga a caro prezzo. Avere una capacità maggiore dimediazione nella vita servirebbe, ma sono così e ormai, alla soglia dei 40 anni, credo che difficilmente cambierò.Non sono una persona che sta a metà, non ci riesco proprio. Faccio fatica a vedere le “gradazioni di grigio”,detesto i compromessi ed i vigliacchi. La gente che si nasconde mi disgusta e non riesco proprio a mascherarlo. Speravo che con l’età questo aspetto di me si attenuasse giusto un pochino ma, ahimè, la cosa peggiora. Ho perso la speranza. Ma in fondo non cambierei proprio nulla perche’ spesso nella vita sono riuscita a fare la differenza. E alla fine conta solo questo. Almeno per me. Io continuo ad andare per la mia strada guardando chiunque dritto negli occhi. Il resto e’ solo rumore alimentato dalle chiacchere vane di chi non ha saputo fare altrettanto….un po’come nella canzone di Vasco Rossi “…eh gia'”.
Attualmente sei soddisfatta di come funziona il sistema giustizia?
No, assolutamente. C’è una inerzia collettiva veramente preoccupante, un sacco di minori e adulti in pericoloche nessuno tutela come dovrebbe, nonostante le lotte all’ultimo sangue che io ed i miei colleghi/eintraprendiamo quotidianamente. Ma non ci arrenderemo mai.
Ultima domanda. La tua musica preferita?
A me piace un pò tutto, da Madonna a Vasco Rossi, da De Andrè agli Eagles passando per Lady Gaga e Ornella Vanoni. Dipende dal momento. La musica e’ una compagna di vita formidabile.
Roberto Trizio
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