Accordo sul Mar Nero tra Ucraina e Russia

Un’intesa tra Ucraina e Russia, mediata dagli Stati Uniti, prevede la cessazione delle ostilità nel Mar Nero e un accordo preliminare per fermare gli attacchi alle infrastrutture energetiche. Lo ha annunciato la Casa Bianca, sottolineando che si tratta del primo passo concreto verso una tregua, seppur ancora lontana dal cessate il fuoco completo auspicato dall’amministrazione Trump.

L’accordo è stato confermato da entrambe le parti coinvolte nel conflitto, anche se con riserve, soprattutto da parte del Cremlino. Mosca ha dichiarato che rispetterà gli impegni solo dopo la rimozione di alcune sanzioni occidentali, in particolare la riattivazione della sua banca agricola statale nel sistema internazionale di pagamenti e la fine delle restrizioni sulle operazioni di finanziamento commerciale. Queste condizioni sono tra le penalità imposte a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

La Casa Bianca ha lasciato intendere di essere disposta a fare concessioni su alcuni di questi punti, affermando che l’accordo contribuirà a ripristinare l’accesso della Russia ai mercati mondiali per le esportazioni agricole e di fertilizzanti, a ridurre i costi assicurativi marittimi e a facilitare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per tali transazioni.

Le intese sono giunte al termine di tre giorni di intense negoziazioni a Riad, capitale dell’Arabia Saudita, dove le delegazioni ucraina e russa hanno tenuto incontri separati con i mediatori statunitensi. Al termine dei colloqui, la Casa Bianca ha pubblicato due dichiarazioni distinte, comunicando di aver raggiunto accordi paralleli con Ucraina e Russia sia sul fronte marittimo che su quello energetico. Washington, Kiev e Mosca hanno inoltre espresso disponibilità a coinvolgere altri Paesi per sostenere l’attuazione delle intese.

Si tratta di un progresso nei tentativi di Washington di congelare il conflitto che dura ormai da tre anni, anche se l’accordo non sembra prevedere concessioni significative da parte di Mosca, il Paese aggressore. Tuttavia, fermare gli attacchi agli impianti energetici conviene a entrambi i fronti. Le strutture energetiche sono state infatti tra i principali bersagli delle offensive reciproche: la Russia ha colpito ripetutamente la rete elettrica ucraina per piegare la popolazione civile e ostacolare la resistenza militare, mentre l’Ucraina ha attaccato raffinerie e impianti russi con l’obiettivo di ridurre le risorse a disposizione dell’esercito di Mosca.

Il Mar Nero è un’altra area cruciale. Qui, la Russia ha subito pesanti contraccolpi, con la marina costretta a ritirarsi dalle acque occidentali dopo una serie di offensive ucraine che hanno distrutto navi da guerra e colpito il quartier generale russo in Crimea. Questa operazione ha permesso a Kiev di riattivare una rotta commerciale marittima e riportare le esportazioni di grano quasi ai livelli precedenti al conflitto.

Per Mosca, che in passato ha minacciato qualsiasi nave diretta verso l’Ucraina, la ripresa del controllo sul traffico commerciale marittimo rappresenta un vantaggio strategico. Dall’altra parte, Kiev punta a riavviare le attività nei porti di prima linea come Mykolaiv e Kherson, attualmente fermi a causa dei combattimenti nelle aree limitrofe.

Secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, a capo della delegazione di Kiev a Riad, “qualsiasi movimento di navi militari russe al di fuori della parte orientale del Mar Nero costituirà una violazione dello spirito dell’accordo” e darà all’Ucraina il pieno diritto di esercitare l’autodifesa. Il principio di fondo, ribadito anche nei comunicati statunitensi, è che le due parti hanno accettato di “eliminare l’uso della forza nel Mar Nero”.

Non è però ancora chiaro se ciò comporterà anche la cessazione degli attacchi alle infrastrutture portuali, un tema che sarebbe stato discusso durante i negoziati. Kiev ha più volte sollevato la questione della riattivazione dei porti nelle zone di conflitto, ma la situazione sul campo rimane incerta.

Inoltre, nonostante l’accordo sui principi, restano da definire i meccanismi pratici per l’attuazione del cessate il fuoco. “Serviranno ulteriori consultazioni tecniche per l’implementazione, il monitoraggio e il controllo degli accordi”, ha dichiarato Umerov, facendo capire che l’intesa è ancora lontana dall’essere operativa.

Da notare che la Russia aveva precedentemente respinto una proposta statunitense per un cessate il fuoco totale di 30 giorni, già accettata dall’Ucraina. Il presidente Vladimir Putin aveva condizionato la sua adesione allo stop degli aiuti militari occidentali a Kiev e alla fine della mobilitazione delle forze ucraine: due richieste che il governo di Zelensky considera inaccettabili.

Questo rende l’attuale accordo un fragile compromesso, più un esperimento diplomatico che una vera svolta. E se è vero che rappresenta una vittoria parziale per Washington, che da mesi preme per una tregua, è altrettanto vero che lascia ampio spazio alle ambiguità, soprattutto nei termini richiesti da Mosca.

La situazione rimane quindi fluida. Gli accordi su energia e navigazione nel Mar Nero potrebbero aprire uno spiraglio, ma il percorso verso una pace duratura resta irto di ostacoli. Senza un impegno più deciso da parte del Cremlino e garanzie operative condivise, il rischio è che questa tregua resti solo sulla carta.