Anche se non interagisci con Google di proposito, e utilizzi servizi diversi, tutti i tuoi dati sono tracciati e inviati ugualmente agli inserzionisti pubblicitari.
E’ il risultato di un report realizzato dalla Digital Content Next (azienda da sempre in guerra con Google) in collaborazione Douglas Schmidt della Vanderbilt University.
Google, ormai parte della holding Alphabet, ha dovuto subìre, negli ultimi anni, una serie di cause legali sulla privacy e ora ne sta affrontando un’altra particolarmente pericolosa dopo che la Associated Press ha svolto un’inchiesta sulla tracciamento fisico di Google nei confronti dei suoi utenti.
La chiave per comprendere il problema è distinguere tra dati attivi e dati passivi. I primi vengono forniti direttamente dall’utente nel momento in cui esegue consapevolmente una ricerca su google. I secondi sono invece registrati in background, senza che l’utente se ne accorga nel momento in cui utilizza delle applicazioni di Google come per esempio Maps, o naviga in una pagina web che contiene del codice appartenente a Google.
Schmidt ha resettato le impostazioni di fabbrica di alcuni smartphone iOS e Android, registrato un nuovo account Google e ha cominciato a registrare il tracciamento di tutti i comportamenti sul dispositivo. Si è reso conto che nelle prime 24 ore il sistema operativo Android comunica le informazioni di geoposizionamento 340 volte alla casa madre, anche se l’utente non tocca minimamente il telefono. Invece il sistema operativo iOS non invia nessuna quantità apprezzabile di dati, se l’utente non interagisce con il telefono.
Nel momento in cui il proprietario dello smartphone ha iniziato a muoversi e ad utilizzare il telefono come di consueto, spostandosi per lasciare i bambini a scuola e andare a lavoro, lo smartphone con iOS ha inviato a Google almeno la metà delle informazioni rispetto al device con installato Android.
Inoltre gli inserzionisti pubblicitari hanno registrato tutti i suoi spostamenti attraverso Google Analytics e Adwords. Schmidt ha scritto nel report, inoltre, che Google può in teoria collegare l’attività cosiddetta anonima con l’utilizzo del telefono e risalire comunque al comportamento dell’utente.
Anche se il ricercatore ha solo spiegato che questo è tecnicamente possibile, e non che Google lo faccia concretamente.
Google in un’intervista al Washington Post ha negato questo tipo di attività, ribadendo che se l’utente sceglie di non essere tracciato e identificato, tutte le funzioni relative vengono disattivate. Ma lo studio parla chiaro. E da qui la causa legale
“Google assicura falsamente alle persone di non essere tracciate se disattivano l’opzione di localizzazione e viola la privacy monitorando e registrando tutti i movimenti. – si legge nella class action che un gruppo di attivisti americani sta preparando – Google spiega che un utente può disattivare la localizzazione in ogni momento. Quando questa è disattivata i luoghi che visiti non vengono registrati. Questo semplicemente non è vero.”