La nuova piattaforma che si propone di misurare l’influenza sui social network degli utenti, il progetto Klout.com, ha aperto delle legittime discussioni sulla sicurezza e onesta gestione dei dati personali. E alcune occasioni di discussione non sono mancate. Tonia Ries, utente Klout su RealTimeReport racconta come un suo dialogo su Facebook con il figlio sia stato intercettato da Klout, il quale ha poi generato automaticamente e senza consenso un profilo per il ragazzo.
Simile l’articolo del New York Times, che racconta di Maggie Leifer McGary, che messaggiando con il figlio Matthew, 13 anni, si è vista creare un account per il bambino, un minore. Immediata la risposta del CEO di Klout, Joe Fernandez, in un post sul blog ufficiale, dove afferma che il suo gruppo non ha alcuna intenzione di raccogliere dati sui minori, che si è trattato di un errore dato dalla giovane età del loro progetto, e che quello a cui la piattaforma si limita è raccogliere dati pubblici sul web, esattamente ciò che fa Google da anni.
“Klout in effetti ha ammesso l’errore – commenta ad Alground, Luca Sambucci, Manager di Future Time, distributore dell’antivirus Nod32 e membro dell’Antiphishing Working Group – il CEO si è scusato e ha promesso che non creeranno più account automaticamente. Certo, ha ammesso di averlo fatto perché oggi non riescono a distinguere fra account di adulti e account di minori, lasciando quindi aperta la porta a una eventuale generazione automatica di account limitati agli utenti maggiorenni.”
“Klout non sarebbe l’unico – continua Sambucci – a comportarsi in questo modo, simile è 123people.com, ma questo sito assegna un punteggio all’influenza delle persone, ed è l’uso che si fa di tale punteggio che rende più difficile giustificare questo utilizzo disinvolto delle informazioni personali.”
Klout a parte, è però importante gestire correttamente la propria presenza sui social per evitare di essere protagonisti di sviste simili. “La separazione degli account, creandone uno per il lavoro e uno per la propria vita privata è una pratica che mi sento di consigliare ai più – suggerisce ancora Sambucci – anche se ci vuole molta disciplina. L’account personale dovrebbe essere aperto con un nickname piuttosto che con il proprio nome reale”
La sicurezza passa poi dalla consapevolezza: “Prendere familiarità con le configurazioni di privacy dei social network – ricorda l’esperto di sicurezza – dovrebbe essere obbligatorio per tutti gli utenti, senza ovviamente astenersi dall’intrattenere rapporti sociali su Internet. Basta comprendere che qualsiasi cosa fatta o scritta online è indelebile, quindi bisogna usare il mezzo con molta attenzione.”
Influenza = Credibilità = Pericolo? – Secondo rischio per la sicurezza potrebbe risiedere nell’uso malevolo di Klout da parte di malintenzionati, pena che devono scontare tutte le piattaforme che come questa sembrano destinate ad un uso ampio e generalizzato. “Credo che l’unica sponda criminosa oggi come oggi sia rappresentata dal furto di identità – spiega Sambucci – Se un utente raggiunge un punteggio Klout elevato e cerca in qualche modo di monetizzarlo, tramite pubbliche relazioni o scrivendo recensioni seguite e ascoltate, un eventuale furto dei suoi account collegati a Klout avrebbe per lui un danno rilevante.”
La cancellazione degli account – Diverso il discorso sulla effettiva cancellazione degli account Klout. La questione è stata sollevata da un test di Hollis Tibbets su SocialMediaToday. Tibbets, utente normalmente iscritto, ha cancellato il suo account riaprendone un altro a distanza di una settiman, trovando con sua sorpresa dati e statistiche relative anche ai giorni in cui il suo profilo risultava chiuso. Da qui la deduzione di Tibbets che Klout avesse monitorato i suoi social contro la sua volontà.
Klout si è dimostrato nuovamente attento alle osservazioni, tramite il portavoce Tyler Singletary che a Readwriteweb ha spiegato come la cancellazione degli account avviene effettivamente dopo 24/48 ore. Nel caso specifico Singletary afferma che il sistema, una volta riottenuta l’autorizzazione dell’utente, ha ricevuto da alcuni social, come Twitter, i dati “storici” dei mesi precedenti utilizzati per ripopolare l’account, senza la necessità di alcun monitoraggio durante il periodo di cancellazione del profilo.
“Credo che manchino dei test approfonditi – interviene nuovamente Sambucci – per capire come si comporta Klout con i dati “cancellati”. Penso però che Klout avrebbe tutto da perdere giocando sporco con queste operazioni: se il nome di Klout venisse associato a pratiche poco trasparenti, il servizio non riuscirebbe a costruire quella massa critica di utenti che gli serve per essere davvero conosciuto.”
Possiamo usare dei mezzi per essere sicuri di essere stati realmente cancellati da un servizio? “Per prima cosa, – continua Sambucci – una buona cancellazione inizia al momento dell’iscrizione. Consiglio di iscriversi con un account e-mail “sacrificabile” e magari con un nome di fantasia. Si fa sempre in tempo ad aggiornare i dati. Per servizi che già sappiamo che non useremo, consiglio di usare un indirizzo e-mail temporaneo. Il sito www.10minutemail.com può venirci in aiuto: esso genera un indirizzo e-mail attivo solo per 10 minuti, giusto il tempo di ricevere la mail di iscrizione al sito.
Quando è tempo di cancellarsi da un sito è sicuramente utile togliere tutti gli eventuali permessi che gli avremo concesso. Dopodiché consiglierei di fare un tentativo di accesso dopo qualche giorno: se il servizio non ci fa entrare forse il nostro account sarà stato davvero cancellato.”
Cosa può diventare Klout? – La questione dell’influenza e credibilità delle persone su internet non può essere misurata in modo matematico, ma Klout si propone di diventare uno standard del web. Ci sono dei segnali incoraggianti: il concetto di influenza solletica l’ego degli utenti e Klout può diventare parte della loro esperienza internet; inoltre il team di Fernandez è attivo e dinamico, capace di comprendere le critiche e affrontarle.
Ma la strada è ancora lunga se pensiamo innanzitutto agli utenti, che dovranno comprendere il valore puramente indicativo della piattaforma senza illogici eccessi: “Il valore che viene dato al punteggio di Klout è vivacemente dibattuto – riprende il discorso Sambucci – Si dice che alcune aziende valutino il punteggio Klout dei candidati prima di assumerli. Se ciò fosse vero questa pratica sarebbe un clamoroso autogol: chiunque abbia il tempo e la costanza di incrementare il proprio punteggio Klout, stazionando tutto il giorno su siti di social network come Facebook e Twitter, non avrebbe poi il tempo materiale per svolgere adeguatamente il proprio lavoro.”
Dall’altro lato lo stesso Klout, oltre a convincere sul lato della sicurezza, dovrà evitare strafalcioni che dimostrano attualmente i suoi limiti: “Non dimentichiamoci – conclude Sambucci – che un semplice account Twitter come “big_ben_clock” – che emette un “BONG” ogni ora – ha un punteggio Klout di 79. Più di Tony Blair (65).”
Roberto Trizio