Le password più sicure? Sebbene gli eminenti cervelli di Google mirano a decretarne la fine, le password rappresentano un antico e ancora insuperato baluardo della sicurezza informatica.
Gli hacker lo sanno e hanno da anni inventato un particolare sistema chiamato Brute Forcing: un sotware, consultando un elenco di parole che potrebbero essere state utilizzate per creare la parola chiave, il cosiddetto “dizionario”, esegue anche decine di milioni di tentativi in breve tempo, fino a che non azzecca il risultato, e accede all’account della vittima.
L’utente ha una sola arma di difesa, la creazione di password complesse contenenti maiuscole, numeri e caratteri speciali che complichino parecchio le operazioni di forcing ma l’arma è a doppio taglio quando porta a doversi confrontare con stringhe di testo ostiche e di difficile memoria.
Ma se di norma è difficile accontentare sicurezza e comodità, stavolta l’antica lingua latina può venirci in aiuto. Creare una password utilizzando il latino rende veramente difficile qualsiasi tipo di attacco: in un mondo dominato dalla lingua inglese e cinese, è veramente complesso trovare un dizionario in latino per portare avanti i tentativi di accesso, e la creazione ex novo di un database in questo senso è comunque operazione particolarmente difficile.
Al contrario, utilizzare alcune brevi parole, di cui si conosca magari la traduzione in italiano, è qualcosa di spontaneo per l’utente che anziché dover digitare “t56hun@Ope4f” se la caverà con un “homo-mundus-minor“.
Dopo pochi tentativi la password verrà immediatamente ricordata (ci sono arrivato anche io, il che dovrebbe tranquillizzarvi) e qualora servisse si possono cambiare alcuni caratteri o aggiungere numeri come “Homo-mundus-m1nor” i quali, nell’ambito di una frase sensata, non sono poi così difficili da ricordare.
Dictum… factum!