Pokemon Go è un gioco che porta le avventure e le battaglie dell’universo Poké nel mondo vero tramite la realtà aumentata. Alle regioni di Kanto e Johto subentra l’intero pianeta, le varie Biancavilla e Smeraldopoli si vedono sostituite da Tokyo, Parigi, Milano, fino ad arrivare ai paesini più piccoli dell’entroterra.
Tutto questo ovviamente ha interessato e non poco autori e produttori di Malware. Immediatamente si sono sviluppate delle App da scaricare al di fuori dei canonici store che possono permettere di giocare in modo più facile, o prima che il gioco stesso sia rilasciato nella nazione in cui si abita. Questo porta ovviamente a dei rischi non da poco. Soprattutto perchè queste app “esterne”, quindi assolutamente non sicure, vengono pubblicizzate e consigliate da siti molto noti nel mondo dei games.
In questi giorni gli esperti di sicurezza di Proofpoint hanno scoperto in rete un Apk di nome Pokemon GO [1]. Questa app appare esattamente come quella originale, ma scaricabile al di fuori dei Paesi abilitati, ed in realtà è una portatrice di malware. DroidJack (conosciuto anche come SandroRAT), è il virus che viene installato insieme all’app e può dare il completo controllo del vostro device all’attacker. DroidJack RAT è stato già analizzato da Symantec e Kaspersky ma quello trovato nelle app false è di una generazione superiore.
E’ uso comune per chi gioca spesso utilizzare app di terze parti, non provenienti cioè dal repository ufficiale, in questo caso il Play store. Permettendo al device di installare app di terze parti si apre la possibilità di installare backdoor di ogni tipo. E’ un uso purtroppo comune, che andrebbe evitato in ogni modo.
Uno dei modi più veloci per controllare se l’app è originale (metodo non troppo sicuro in ogni caso) è controllare i permessi che l’app stessa chiede all’utente, oltre come già detto il fatto di non essere in Play Store. Di seguito la prima immagine i permessi dell’app originale e subito sotto le due immagini di un’app infetta.
Quindi attenzione a come si gioca e come si usa il proprio device che è pieno di nostre informazioni, sia private che bancarie o social.