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Il 3 luglio è stato inaugurato a Milano il PoliFAB, il centro di micro e nanotecnologie che testimonia i livelli eccellenti raggiunti dall’Italia in questo campo. È un enorme laboratorio, sorto all’interno del Campus Leonardo, rivolto ad esperti di nanoelettronica, fotonica, nanomagnetismo, spintronica, elettronica organica e in generale a tutte le scienze applicate al campo della nanotecnologia
PoliFAB. Nelle nanotecnologie l’Italia è potenza mondiale
Il PoliFAB ospita al suo interno macchinari del valore di circa otto miliardi di euro: è vero che sono stati ereditati dall’ormai dismesso Pirelli Lab ma gli investimenti per ripristinare la strumentazione sono stati notevoli, si parla di circa due miliardi di euro. Questo testimonia quando l’ateneo milanese creda nel progetto.
Si tratta in effetti di un centro rivoluzionario, finalizzato non solo alla ricerca. Infatti, come spiega il direttore Andrea Licata, gli strumenti a disposizione “permettono di fare non solo prototipi di dispositivi, ma anche pre-serie di livello industriale. Si va ben oltre la proof of concept: si può arrivare alla soglia dell’industrializzazione”.
Il nucleo del PoliFAB è la cleanroom, o camera bianca, una zona di circa 400 metri quadri a bassissima concentrazione di particelle. Qui si progetteranno strumenti hardware, su scala micro e nano.
Licio Pinto, il presidente della Fondazione Cife, una delle promotrici del PoliFAB, spiega qual è il punto di forza di questo progetto 100% made in Italy. Il fatto è che “il 90% delle start up è concentrata sui software”, con ricercatori che sviluppano un progetto ma che poi devono aspettare che qualcuno, all’esterno, ne costruisca il prototipo. “Un laboratorio come questo, con una camera bianca – conclude Pinto – permette invece di fare technology transfer direttamente, senza più aspettare”.
In pratica il PoliFAB è uno dei primi centri di Nanotecnologie in Italia in cui, attraverso prototipi in scala micro, si possono testare le nuove idee, valutarne la fattibilità e passare dal semplice concept all’industrializzazione vera e propria.
Italia, centro di nanotecnologie: definizione e applicazioni della nanotecnologia
Per comprendere la portata a carattere mondiale di ciò che il PoliFAB rappresenta per l’Italia, chiariamo che cos’è la nanotecnologia. È il termine con cui si definiscono le tecniche e le conoscenze (soprattutto a livello chimico e fisico) utilizzate per trattare la manipolare la materia a livello di atomo, creando così delle strutture nanometriche, cioè minuscole.
Per capire quanto, basta pensare che un nanometro equivale a un miliardesimo di metro, cioè un milionesimo di millimetro, una grandezza circa 80000 volte più piccola del diametro di un capello.
Poter agire su scale così piccole, e quindi a livello di atomo, consente di poter creare nuovi materiali strutturali e migliorare le caratteristiche di quelli già esistenti.
È proprio quello che farà anche il PoliFAB. Nel nuovo centro di nanotecnologie in Italia si costruiranno strutture microscopiche tridimensionali alla base di nuovi prodotti e se ne testeranno così l’efficacia e le proprietà.
Le applicazioni della nanotecnologia sono in realtà quasi illimitate e questo spiega anche quale potenzialità abbia investire in un progetto come quello del PoliFAB. Per fare degli esempi, le nanotecnologie possono essere impiegate per lo studio di nanosensori, nuovi tessuti (ad esempio quelli antimacchia o antistrappo), protesi, sistemi diagnostici, nuovi materiali biocompatibili, microchip, sistemi fotovoltaici ma anche in creme solari che impieghino nanoparticelle come additivi o in display più leggeri e sottili.
Italia, centro di nanotecnologie: potenza del made in italy nelle nanotecnologie
Il PoliFAB è l’unica infrastruttura pubblica di ricerca nel campo delle microtecnologie in Lombardia ed è la terza in Italia. Altre due sono presenti presso il Politecnico di Torino e presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento. In realtà, a fronte degli elevati investimenti e delle sempre più ridotte risorse economiche nel campo della ricerca, si tratta di un dato estremamente positivo per il nostro paese.
Già nel primo censimento svolto nel 2004 dall’AIRI/Nanotec IT riguardante le nanotecnologie in Italia era emersa un’attività piuttosto intesa, in continua crescita, così come confermato nel censimento successivo, nel 2006 e anche in quello del 2010.
L’Italia ha raggiunto risultati i rilievo in questo campo. Uno degli ultimi in ordine cronologico è l’ULTRAPLACAD, nato nell’ambito del piano di finanziamento della ricerca Horizon 2020 e finanziato dalla Commissione Europea.
Fulcro del progetto è l’applicazione della nanotecnologia in ambito medico con lo studio di un metodo di analisi in grado di verificare la presenza di alcune molecole associate al tumore del colon retto direttamente dal sangue di pazienti, senza bisogno di esami più invasivi.
Anche il PoliFAB lavora in questa direzione, studiando dei biosensori per la diagnostica medica in grado di rilevare i marcatori di alcuni tumori. Altri progetti riguardano invece la creazione di memorie magnetiche e circuiti neuromorfi (per cui il Politecnico ha vinto un grant dello European Research Council) e di nuove componenti per il fotovoltaico.
Insomma, il PoliFAB contribuisce a rendere l’Italia centro di nanotecnologie ed è una risposta concreta alla fuga dei cervelli perché dimostra come anche qui esistano centri di eccellenza in ambito delle microtecnologie e delle scienze applicate.