Punti chiave
Tra i giovani, è l’App del momento. Perché Snapchat non rappresenta la solita applicazione di messaggistica istantanea, di quelle che consentono lo scambio di messaggini e l’invio di foto. Ad averla resa così popolare tra le nuove generazioni è stata in larga parte la funzione di “auto-distruzione” dei contenuti scambiati, siano essi foto o video.
Una volta visualizzati, un timer ne consente la permanenza sul telefonino per un massimo di 10 secondi scaduti i quali il contenuto scompare senza lasciare alcuna traccia apparente.
Facile a questo punto capire il successo di una simile App, legato in gran parte allo scambio di fotografie private, “piccanti” o imbarazzanti scattate magari all’insaputa dei loro protagonisti.
Materiali confidenziali da scambiare in gran segreto, protetti da quella garanzia di “auto-distruzione” che ne dovrebbe, in linea teorica, proteggerne la privacy da occhi indiscreti.Un fenomeno planetario, quello di Snapchat, capace di coinvolgere in pochi mesi 30 milioni di utenti attivi per un mercato stimato in un milione e mezzo di dollari.
Ma si tratta davvero di un’App così sicura? Tutt’altro. Dall’auto-distruzione che non cancella i messaggi, lasciandoli in bella mostra nella memoria del telefono, ai noti bug di sicurezza sfruttati in passato dagli hacker per diffondere i dati personali degli utenti, Snapchat soffre di evidenti criticità mai sanate dall’azienda produttrice, la californiana Snapchat Inc., nonostante le continue segnalazioni da parte degli esperti del settore.
Alcuni permessi di troppo
A partire dall’installazione, l’applicazione chiede molto all’utente in termini di permessi. Per poter iniziare a utilizzare Snapchat è necessario consentire al programma di modificare/eliminare i contenuti sulla scheda SD, garantire l’accesso completo a internet, l’acquisizione in qualsiasi momento di foto e video attraverso la telecamera, l’accesso alle telefonate, la lettura dello stato e dell’identità del telefono (incluso numero personale, numero di serie del dispositivo, numero a cui è collegata la chiamata), permettere l’invio di SMS a pagamento, la localizzazione GPS (con possibilità di individuare la propria posizione), la lettura dei dati di contatto (inclusi numeri e indirizzi della rubrica) e degli account memorizzati sul telefono.
Terminata l’installazione, è sufficiente che mittente e destinatario si accordino sullo scambio di materiale e il gioco è fatto. Foto scambiate in pochi istanti e visibili per un massimo di 10 secondi, o almeno in teoria.
L’autodistruzione che non distrugge
Già, perché di fatto il cavallo di battaglia che ha decretato il successo di Snapchat tra i giovanissimi si è rivelato essere un completo abbaglio. Stando a quanto divulgato da Decipher Forensics al termine dei canonici 10 secondi le immagini non scomparirebbero del tutto ma verrebbero salvate sul telefono in una cartella di cache nascosta “received_images_snaps”, memorizzate con l’estensione “.NOMEDIA”.
Un escamotage che le rende irrintracciabili per l’utente medio ma non per chi è avvezzo con l’informatica, dando quindi modo a molti giovani cresciuti tra smartphone e computer di recuperare tutti i contenuti scambiati e di diffonderli attraverso altri canali. A fronte di queste evidenti criticità la Snapchat Inc. ha glissato comunicando che soltanto un esperto di pratica forense sarebbe in grado di recuperare le immagini scambiate dalla memoria del telefono, relegando la pratica a un problema inesistente, ma è sufficiente un’applicazione di File Management per recuperare tutte le foto.
Un ulteriore buco in termini di privacy è stato segnalato dagli utenti: nei 10 secondi durante i quali le immagini vengono visualizzate, facendo uno screenshot della pagina è possibile salvare le foto direttamente nella galleria immagini, vanificando il sistema di “auto-distruzione” che ha reso Snapchat così popolare.
Il fenomeno del Sexting: telefoni a “luci rosse”
Con 150 milioni di foto scambiate ogni giorno tra i giovanissimi, era inevitabile che Snapchat si trasformasse rapidamente in una piattaforma di scatti “privati” e nella nuova frontiera del Sexting, parola derivata dall’unione di “Sex” e “Texting” che ben simboleggia lo scambio di contenuti a luci rosse.
Un fenomeno in netta crescita negli ultimi anni grazie alla vertiginosa diffusione di smartphone tra i giovanissimi nella fascia 11 – 18 anni, non sempre consci delle implicazioni che può avere uno scambio di foto compromettenti o addirittura “hard” con i coetanei o peggio ancora con perfetti sconosciuti incontrati in Rete.
Ancora più preoccupanti sono i numeri legati a questa pratica: secondo diversi sondaggi in Italia nel 2012 l’11% dei ragazzi ha ricevuto contenuti a sfondo sessuale sul proprio cellulare, mentre il 7% ne avrebbe personalmente inviati ai propri contatti. Numeri che negli USA salgono addirittura al 20% dimostrando in modo preoccupante la crescita del fenomeno.
Snapchat: le falle di sicurezza e l’immobilità dell’azienda
Come se non bastasse la questione dell’ auto-distruzione che “non distrugge”, nel 2013 la società australiana di sicurezza informatica Gibson Security ha tentato di mettersi in contatto con i vertici di Snapchat per comunicare alcune evidenti vulnerabilità insite nel codice dell’applicazione. A detta della Gibson la falla avrebbe consentito a chiunque di recuperare nomi, numeri di telefono e dati personali degli iscritti tramite le Api di iOS e Android sfruttando una procedura molto semplice.
Non avendo ottenuto alcuna risposta per ben sei mesi, allo scopo di dimostrare l’immobilità dell’azienda Gibson ha pubblicato la documentazione necessaria a violare il database di Snapchat. Nel giro di un paio di giorni un gruppo di hacker etici ha pubblicato i dati di 4.600.000 utenti sparsi in tutto il mondo, mascherando parzialmente numeri di telefono e dati sensibili, per costringere l’azienda a muoversi per tutelare la sicurezza dei propri clienti.
In un clima di indifferenza, immobilità e scarsa attenzione al problema Snapchat ha pubblicato un aggiornamento della piattaforma relegando l’accaduto a un fatto di scarsa importanza. Nello specifico, la nuova versione ha corretto un bug attraverso il quale un malintenzionato avrebbe potuto sfruttare la funzione “Trova Amici” integrata nella App per carpire i dati personali degli utenti, inclusi i numeri di cellulari.
Nonostante le scuse ufficiali dell’azienda, che ha promesso per il futuro nuove implementazioni in tema di sicurezza e privacy dei profili degli utenti, quello che traspare è un atteggiamento poco attento e costruttivo nei confronti della privacy di 30 milioni di persone che ogni giorno utilizzano il servizio.
La parola agli utenti: App instabile e foto di bassa qualità
Al di là del tema sicurezza, largamente ignorato dalla quasi totalità degli utenti, Snapchat è stata pesantemente criticata dalla community dei suoi utilizzatori per via di svariati bachi che ne compromettono l’uso su molti dispositivi.
Una delle principali pecche è rappresentata dalla fotocamera, unica fonte disponibile per l’invio delle immagini (essendo impossibile spedire foto memorizzate nella galleria del telefono). Indipendentemente dalla risoluzione della fotocamera presente nel device, numerosi utenti lamentano invii di foto in bassa qualità, sgranate e dai colori poco fedeli. Come se non bastasse per alcuni device LG e Samsung sono state segnalate incompatibilità con la fotocamera frontale e crash durante l’invio delle foto. Irrisolto anche il problema legato alla stabilità dell’applicazione, affetta da blocchi e chiusure inaspettate.
[button link=”” icon=”59141″ target=”” color=”E10000″ textcolor=”undefined” size=”big”]Del tutto carente nella sicurezza. TOTALMENTE SCONSIGLIATA[/button]