Punti chiave
L’Agcom potrebbe addirittura richiedere la sospensione dell’app di messaggistica che diffonde le copie pirata di contenuti a pagamento.
«Richiesta di misura d’urgenza presentata all’Autorità il 10 aprile u.s. dalla Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) nei confronti di Telegram». Il punto è all’ordine del giorno del Consiglio di Agcom, che dovrà esprimersi sulla denuncia lanciata dagli editori di quotidiani e periodici alle prese con un nemico da allarme rosso.
I numeri sono davvero imponenti. In uno studio della Fieg sono nelle mire della legge 10 canali che distribuiscono illegalmente Pdf di giornali con 574mila iscritti a inizio aprile e un aumento che da gennaio in poi è stato costante: +7% a febbraio, del +20% a marzo e del +46% nei primi giorni di aprile.
Danni economici fino a un miliardo
Da questa denuncia della Federazione degli editori qualcosa, ha già fatto cambiare alcune cose. Tutti i canali che prima erano di libero accesso ora sono stati trasformati in canali privati e due canali – “Lavoro da casa” (ex Travel in Italy) e “A casa tra amici” (ex Giornali e riviste) – hanno tolto qualsiasi contenuto editoriale e comunicato l’interruzione dell’attività di condivisione.
Una fatica quasi senza possibilità di vittoria con gruppi e canali che nascono ogni minuto mettendo a disposizione Pdf anche attraverso Whatsapp, Messenger, vari social rimbalzano in un tam tam che per il settore rappresenta un colpo da mancate vendite fra i 250 milioni e il miliardo di euro, a seconda della percentuale di persone che va a scambiarsi le copie pirata.
Da questi mancati introiti la decisione di arrivare ad una decisione radicale, quasi esagerata sotto certi aspetti: la sospensione della app di messaggistica inventata dai fratelli russi Durov, Pavel e Nikolaj, che ospita al suo interno vari canali che diffondono liberamente copie pirata di quotidiani e periodici.
La risposta di Agcom
Agcom ha mostrato grande sensibilità sul tema, messo da subito fra le priorità dell’agenda di questa consiliatura tanto da portare al Regolamento per la tutela del diritto d’autore online entrato in vigore a marzo 2014.
In virtù di questo Regolamento l’Autorità è intervenuta finora con provvedimenti di blocco che hanno riguardato siti con server all’estero nei confronti dei quali l’unico modo per agire stava nella possibilità di impartire un ordine di disabilitazione dell’accesso rivolto ai provider italiani che ne trasportano i contenuti sulle loro reti. Il punto critico, che in passato ha portato ad altre archiviazioni di ricorsi da parte di Agcom, sta nell’esistenza di un tema di gradualità, proporzionalità e adeguatezza.
Quindi un ordine di disabilitazione dell’accesso – è la conclusione del ragionamento – non può colpire siti nei quali i contenuti illeciti non costituiscono una parte significativa dell’offerta. Moral suasion e invio degli atti alla polizia giudiziaria , dunque, sarebbero le soluzioni conseguenti, anche se ritenute del tutto insufficienti dagli editori.
Ma il resto del mondo Telegram?
C’è un ma, grande come una casa, nella richiesta pur legittima degli editori. E che probabilmente porterà ad altre decisioni diverse da quella di bloccare l’app in toto.
Il ma è che su Telegram non esistono solo canali illegali o che trasmettono informazioni riservate agli abbonati. Ci sono milioni di utilizzatori normali, privati e non che verrebbero danneggiati se ci venisse ad una decisione così drastica.
Praticamente si passerebbe a sostenere gli editori e danneggiare altri milioni di cittadini innocenti. Assolutamente non percorribile. Pare quindi questa richiesta più un metodo per far parlare della situazione più che una richiesta reale.
Staremo a vedere.