Punti chiave
Il conflitto in Ucraina, che ha avuto inizio con l’offensiva della Russia quasi tre anni fa, continua a devastare il paese, alimentando una tensione geopolitica senza precedenti. Mentre il fronte militare si mantiene teso, con le forze russe impegnate a respingere gli attacchi ucraini e a lanciare controffensive, il mondo guarda con crescente attenzione agli sviluppi diplomatici. Un nuovo capitolo nella lunga saga della guerra sembra stia per essere scritto con l’annuncio di colloqui di pace che potrebbero svolgersi a breve, sotto l’egida di Stati Uniti e Russia. Tuttavia, questi colloqui, previsti per il 18 febbraio a Riad, in Arabia Saudita, sollevano una serie di interrogativi e preoccupazioni, non solo per il futuro immediato del conflitto, ma anche per le sue possibili conseguenze geopolitiche.
Il contesto militare e la risposta russa
Nel cuore di questo scenario diplomatico, la Russia ha recentemente reso noto di aver abbattuto ben 90 droni ucraini durante la notte, un numero che evidenzia l’intensificazione dei combattimenti e delle operazioni aeree. Tra gli obiettivi intercettati, decine di droni sono stati distrutti sopra il Mare d’Azov, una zona strategica per il controllo delle rotte marittime e delle risorse naturali. Ma non solo droni. Le forze russe hanno anche intercettato un missile da crociera antinave Neptune, un’ulteriore dimostrazione della continua minaccia militare proveniente dall’Ucraina, che non ha intenzione di fermare la sua offensiva. Questi sviluppi dimostrano che, mentre i colloqui di pace sembrano a portata di mano, sul campo la guerra continua a mietere vittime e a rafforzare la posizione dei rispettivi belligeranti.
L’intervento degli Stati Uniti e la figura di Donald Trump
La Russia, pur cercando di mantenere il controllo sulle proprie azioni militari, non può ignorare l’influenza degli Stati Uniti. L’intervento diplomatico di Washington, con l’amministrazione Trump in prima linea, gioca un ruolo cruciale. Secondo quanto riportato dal quotidiano russo Kommersant, le delegazioni russa e americana si incontreranno il 18 febbraio a Riad, dove, stando a fonti internazionali, la diplomazia statunitense intende avviare i preparativi per una serie di colloqui di pace che potrebbero culminare in un incontro trilaterale, includendo anche l’Ucraina.
Tuttavia, il coinvolgimento dell’Ucraina nei colloqui non è stato accettato con entusiasmo da Kiev. Fonti vicine al governo ucraino hanno riferito a Politico che la notizia dei colloqui in Arabia Saudita è stata una sorpresa, poiché le autorità ucraine non sono state informate in tempo e non sono state invitate ufficialmente a parteciparvi. Inoltre, l’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito che non ci sarà alcun incontro con la parte russa finché non verrà definito un piano con gli Stati Uniti per porre fine alla guerra. In effetti, le divergenze tra Kiev e Mosca sembrano ancora insormontabili, e la partecipazione dell’Ucraina ai negoziati potrebbe essere solo una questione di tempo, sebbene i colloqui bilaterali tra gli Stati Uniti e la Russia siano il primo passo necessario.
La strategia americana: colloqui separati e successivo incontro trilaterale
Le fonti statunitensi, come riportato dalla NBC, hanno confermato che, per il momento, gli Stati Uniti preferiscono tenere colloqui separati con la Russia e con l’Ucraina, prima di procedere con un incontro trilaterale. L’intento di Washington è chiaro: “Stiamo lavorando con entrambe le parti in egual misura. Vogliamo fermare le uccisioni e procedere verso una pace duratura”, ha dichiarato uno degli alti funzionari americani. Questo approccio riflette la delicatezza della situazione, in cui ogni mossa diplomatica deve essere calibrata per non compromettere la possibilità di una pace negoziata.
Il segretario di Stato, Marco Rubio, insieme ad altri importanti esponenti dell’amministrazione Trump, come il consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff, sarà presente a Riad. Tuttavia, il mistero resta sul rappresentante della Russia: sebbene non ci siano conferme ufficiali, si ipotizza che possa essere il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov a guidare la delegazione russa. Altri nomi, come il consigliere presidenziale Yuri Ushakov e il direttore del Servizio di intelligence estero Serghei Naryshkin, sono stati indicati come possibili partecipanti.
Il ruolo dell’Arabia Saudita: mediazione in un contesto internazionale teso
L’Arabia Saudita gioca un ruolo interessante in questo scenario diplomatico. La scelta di Riad come sede dei colloqui di pace non è casuale. La capitale saudita si sta configurando come un attore chiave in una regione instabile, dove la sua neutralità potrebbe essere vista come un vantaggio per facilitare il dialogo tra due superpotenze mondiali, e per coinvolgere anche l’Ucraina, sebbene al momento non sia partecipe dei negoziati. La posizione dell’Arabia Saudita, in particolare dopo aver rafforzato le sue alleanze con Mosca e Washington negli ultimi anni, la rende un interlocutore privilegiato, anche se non privo di rischi.
Le reazioni internazionali e l’incognita della pace
Nonostante gli sviluppi diplomatici, la pace sembra ancora lontana. L’incertezza regna sovrana, non solo per l’atteggiamento degli Stati Uniti e della Russia, ma anche per la posizione dell’Ucraina, che rifiuta di partecipare ai colloqui senza condizioni chiare sul futuro del proprio territorio. Le richieste di Kiev sono chiare: un piano concreto per porre fine all’occupazione russa e per garantire la sicurezza dell’Ucraina. L’Unione Europea, la Cina e altri attori internazionali osservano con attenzione, cercando di capire se questi colloqui porteranno a un cessate il fuoco duraturo o se, invece, l’assenza di progressi concreti sfocerà in un ulteriore escalation del conflitto.