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Il Ramadan è considerato il mese più sacro nel calendario islamico. Durante il Ramadan ogni adulto musulmano praticante sano è tenuto a digiunare dall’alba al tramonto, e ad astenersi anche dal bere acqua, dando così una notevole prova di resistenza fisica e di fede, fino alla sera, quando potrà finalmente interrompere il digiuno, riunendosi insieme ad amici, parenti e conoscenti in un momento conviviale.
L’osservanza del digiuno è un obbligo di fede. Si tratta di uno dei cinque “pilastri” dell’Islam – insieme alla testimonianza di fede, alla preghiera, all’elemosina e al pellegrinaggio – e si accompagna all’obbligo di recitare 5 volte al giorno le preghiere previste, volgendo lo sguardo a La Mecca. Prima dell’alba è consentito consumare un pasto, il suhur, al tramonto il digiuno si interrompe con un dattero e un bicchiere d’acqua, dopodiché segue l’iftar, ovvero il pasto serale dove si invitano amici e parenti.
La pratica del digiuno
Il digiuno, un tempo pratica comune anche tra le antiche comunità dell’Arabia preislamica, è stato elevato a obbligo religioso dall’Islam, come testimonia il Corano, che lo indica come mezzo per sviluppare il timor di Dio, o taqwa. Non solo tra i fedeli musulmani, ma anche le popolazioni pagane di Mecca seguivano tradizioni di digiuno, in particolare nel decimo giorno di Muharram, con lo scopo di espiazione dei peccati e prevenzione delle carestie.
Riscontri storici, come quelli riportati dall’autore iracheno Abu Zanad nel VIII secolo, suggeriscono che pratiche simili al digiuno del Ramadan fossero osservate anche da comunità preislamiche nella regione di Giazira, nel nord dell’odierno Iraq.
La formalizzazione del digiuno durante il Ramadan come prescrizione divina avvenne nel 624 d.C., a 18 mesi dalla migrazione del profeta Maometto da Mecca a Medina (Egira), evidenziando il profondo significato spirituale e comunitario attribuito a questa pratica. Tra gli obiettivi del digiuno si riconoscono l’autodisciplina, il rafforzamento del senso di appartenenza comunitaria, la pazienza, l’amore per il divino, ma anche una maggiore empatia verso i bisognosi, stimolando i fedeli alla beneficenza, come la zakat.
Il Ramadan e le sue radici sono oggetto di studio e dibattito tra gli storici. Philip Jenkins, tra altri, propone che la pratica musulmana del digiuno possa avere influenze dalle tradizioni quaresimali delle Chiese Siriache, un’ipotesi che trova sostegno in alcuni ambienti accademici, sebbene sia contestata da studiosi musulmani come al-Azami, che rigettano l’idea di una derivazione siriaco-cristiana del Corano. Questa teoria sottolinea la complessità e l’intreccio di influenze culturali e religiose che caratterizzano la storia delle pratiche di digiuno nel mondo islamico.
I divieti nel Ramadan
Durante il digiuno del Ramadan è proibito praticare atti sessuali, proferire ingiurie o male parole, imprecazioni e bestemmie, allo stesso modo sono vietati gli atti di violenza (fatta eccezione per la legittima difesa) ed è proibito mentire e calunniare, o dedicarsi a vizi come il fumo.
I negozi e le aziende restano chiusi durante il giorno per riaprire soltanto dopo il tramonto.
È una sorta di lunga ordalia spirituale e fisica, con alcuni momenti di comunione e convivialità, che aiuta tutti i fedeli musulmani a compiere una riflessione spirituale, per fermarsi facendo il punto sulla propria vita, e purificarsi nel corpo e nello spirito dedicandosi al prossimo, con l’obiettivo dichiarato di lasciare da parte le priorità del corpo per privilegiare quelle dell’anima.
Durante il mese sacro del Ramadan, oltre all’obbligo del digiuno, i musulmani sono esortati a intensificare le loro pratiche devozionali, tra cui la recita di preghiere, la beneficenza e l’esercizio dell’autodisciplina. Tali attività trovano fondamento negli insegnamenti degli Hadith, in particolare nei racconti autentificati raccolti in Sahih Al-Bukhari e Sahih Muslim.
Queste tradizioni sottolineano il carattere spirituale profondamente significativo del Ramadan, descrivendo come, con l’inizio di questo mese, si aprano le porte del Paradiso e si chiudano quelle dell’inferno, mentre i demoni vengono incatenati. Questa immagine simbolica riflette l’opportunità offerta ai fedeli di avvicinarsi spiritualmente a Dio, purificando l’anima attraverso pratiche di devozione e altruismo, in un periodo in cui il bene è reso più accessibile e il male è tenuto a bada.
Al termine del Ramadan si tiene una vera e propria festa, detta Id al-fitr, o festa della rottura del digiuno, che può durare fino a tre giorni, durante la quale si tengono spettacoli e festival.
Le esenzioni dal digiuno
La pratica del digiuno non è però prevista per alcune categorie. Sono esentati gli anziani, i minori di 12 anni, dunque non è previsto alcun digiuno per i bambini, le donne in gravidanza e in allattamento, i malati, i viaggiatori e le donne durante il ciclo mestruale.
Questi ultimi, le donne con il ciclo e i viaggiatori, così come coloro che hanno sofferto di malanni passeggeri durante il mese del Ramadan, dovranno poi recuperare i giorni di digiuno nel corso dell’anno. Gli anziani e i malati gravi sono invece incoraggiati a praticare opere di carità, se sono in condizione di farlo, durante tutto il mese sacro.
Le origini del Ramadan
Letteralmente “ramadan” significa ‘grande calore’ o ‘calore cocente’ ed è il nome del nono mese del calendario lunare islamico. Così importante e sacro, perché secondo l’Islam fu durante il mese di Ramadan che l’angelo Gabriele rivelò a Maometto il Corano.
Ma ci sono altri momenti topici dell’Islam verificatisi durante il mese sacro. Fu infatti sempre durante il Ramadan che la comunità musulmana di Maometto sconfisse la tribù Quraysh de La Mecca; e fu durante il Ramadan che, sei anni dopo tale prima vittoriosa battaglia, Maometto condusse la sua comunità a La Mecca, che rivendicò come appartenente ai musulmani che prima ne erano stati cacciati e dove “purificò” il santuario della Ka’ba dagli usi dei pagani – la Ka’ba oggi è l’edificio più sacro per l’Islam.
La Ka’ba
Situata al centro della Grande Moschea nella città della Mecca, in Arabia Saudita, la Ka’ba è un antico edificio a forma di cubo verso il quale i musulmani di tutto il mondo si rivolgono per pregare. Durante il pellegrinaggio annuale, noto come Hajj, milioni di musulmani si recano alla Mecca per pregare e rendere omaggio alla Ka’ba.
La data del Ramadan perché la data varia di anno in anno?
Anche se il nome ‘calore cocente’ fa pensare a un mese torrido, oggi non è detto che tale periodo cada durante i mesi estivi del calendario gregoriano. Questo perché il calendario islamico segue rigorosamente quello lunare, che conta 11 giorni in meno rispetto a quello solare: per cui di anno in anno la data di inizio del Ramadan viene anticipata, causando una variazione delle stagioni in cui viene celebrato. In alcuni periodi si celebra d’inverno, con conseguente digiuno abbreviato. Quest’anno, ad esempio, l’inizio del mese sacro cade il 10 marzo.
Nella tradizione, l’inizio di un mese lunare veniva stabilito in base all’avvistamento a occhio nudo della prima falce di Luna crescente. Ma essendo tale metodo poco accurato, per via delle possibili perturbazioni meteorologiche e di altri elementi che possono ostacolare o ritardare l’avvistamento, oggi tale determinazione è affidata a un preciso calcolo tecnologico, il cui rigore però impedisce al mese di Ramadan di coincidere sempre con il periodo estivo, come era in passato.
Poiché 1,9 miliardi di fedeli abitano ogni angolo del globo a chi abita dove in quel periodo dell’anno il sole non tramonta mai, come in Alaska, le autorità islamiche raccomandano di seguire il calendario del paese più vicino dove sia possibile attuare una netta distinzione tra il giorno e la notte.
Le ricorrenze nel Ramadan
Il Ramadan, oltre a essere un periodo di intensa spiritualità e devozione per i musulmani, è costellato da numerose ricorrenze che arricchiscono il tessuto culturale e religioso di questo mese sacro.
Tra queste, spiccano date significative che commemorano eventi storici e figure importanti dell’Islam. Il sesto giorno del mese, ad esempio, segna la nascita di al-Husayn ibn ‘Alī, nipote del Profeta Maometto, figura di spicco per la comunità sciita. Il decimo giorno ricorda la scomparsa di Khadīja bint Khuwaylid, prima moglie del Profeta e sua prima seguace. La vittoria nella battaglia di Badr, momento cruciale per la nascente comunità musulmana, è celebrata il diciassettesimo giorno.
La conquista della città di Mecca, che segnò un punto di svolta nella diffusione dell’Islam, ricorre il diciannovesimo giorno. Infine, il ventunesimo giorno è dedicato alla memoria di ‘Alī ibn Abī Ṭālib, primo cugino e genero del Profeta, e di l’imam ʿAlī al-Riḍā, anch’essi figure centrali nella tradizione islamica.
Nei paesi a maggioranza musulmana, il rispetto del digiuno assume un’importanza tale da riflettersi anche nella sfera legale, con normative che in alcuni casi sanzionano penalmente la violazione pubblica di questa pratica durante il Ramadan, in nome della morale collettiva.
Tuttavia, è importante sottolineare che, nella vita privata, la pratica del digiuno rimane una questione di fede personale e di coscienza individuale, senza obblighi imposti dalla legge. Questa distinzione tra sfera pubblica e privata riflette la complessità delle interpretazioni e delle applicazioni della legge islamica nei diversi contesti culturali e nazionali.
Capire e studiare questo mese speciale per la fede islamica è un modo per entrare in un mondo che molto spesso viene ignorato ed è un vero e proprio mistero per molte persone.