Punti chiave
La significativa indicizzazione dei Tweet all’interno delle pagine dei risultati di Google, come annunciato direttamente dalla compagnia di San Francisco, rappresenta un’importante svolta nel mondo delle ricerche online. Privati, aziende e social manager si sono così immediatamente preoccupati di comprendere, d’ora in poi, come indicizzare i tweet in Google. Vediamolo insieme.
Indicizzare i tweet in Google: chi ci guadagna?
Anche all’utente meno attento, non sarà sfuggito il tentativo da parte di Google di includere nei suoi risultati informazioni che non siano solamente prelevate dalle pagine web, ma che appartengano ad altre fonti del mondo digitale. BigG, per esempio, ha iniziato a mostrare nelle sue pagine non solo le applicazioni correlate ad una ricerca ma anche i contenuti all’interno di queste, con la possibilità di scaricarle o aprirle sullo smartphone. Similmente anche l’indicizzazione e la proposta di documenti PDF è stata rivista e potenziata.
E’ in quest’ottica di ampliamento che deve essere vista la partnership siglata con il colosso guidato da Dick Costolo. In realtà già nel 2011 Google aveva ipotizzato un acquisto del social network, ma le trattative non erano andate a buon fine e il motore di Mountain View si era accontentato di una migliore indicizzazione dei tweet. Ora però, tutto quello che verrà cinguettato dagli utenti sarà ampiamente e visibilmente integrato nei risultati di ricerca, come mai era accaduto finora, e in particolar modo nel mondo mobile, dato che il lato desktop è stato momentaneamente rimandato.
Il primo a trarne un vantaggio è lo stesso Google, e il suo benefit si può riassumere nella parola “immediatezza“: i risultati dai siti internet non possono essere aggiornati che in alcune ore, e nemmeno il box dedicato a Google News può competere a rapidità con quanto pubblicato su Twitter: in questo modo il motore di ricerca potrà fornire ai suoi utenti contenuti in tempo reale diventando praticamente insuperabile quanto a completezza dei risultati.
Ma a Google calza bene anche il proverbio “Se non puoi batterli, unisciti a loro”: Twitter è sempre stato per BigG un competitor molto temuto in tutto il settore delle ricerche di dati e informazioni rapide, in particolar modo per quelle focalizzate su un fatto improvviso, come una calamità naturale, o un evento programmato.
I trend di Twitter inoltre sono stati finora gli unici in grado di intaccare la potenza di Google News nella comprensione delle novità del giorno da parte degli utenti. La nuova alleanza, quindi, permette a Google di accorpare un concorrente trasformandolo in alleato, prima che potesse unirsi pericolosamente a Yahoo! o a Bing.
Google aveva veramente bisogno di questa alleanza, visto che per concludere con Twitter ha definitivamente deciso di non rilanciare il suo social network, Google Plus, che è ormai smembrato e modificato senza nemmeno avvisare gli utenti, peraltro poco attivi.
Anche Twitter ha il suo guadagno: in realtà non si tratta di alcun introito finanziario, in quanto è stato chiarito che Google non pagherà un centesimo al suo nuovo alleato, ma in questo caso il tornaconto si chiama “Visibilità“. Dopo il lancio in borsa nel 2014, il social ha conosciuto alcune perplessità da parte degli investitori sia per una crescita degli utenti meno importante del previsto, sia per un engagement, ovvero la reattività di fronte ad un contenuto pubblicato, dubitabile. Elementi che hanno gettato alcune ombre sulla qualità dell’utenza del social e costretto le agenzie pubblicitarie ad aspettare prima di lanciare importanti campagne.
Da Google, Twitter riceverà un afflusso continuo di utenti, che potranno iscriversi ad un profilo, scaricare l’applicazione o aprire una finestra nel browser, riuscendo a mantenere quella popolarità necessaria per convincere i finanziatori a sostenere il suo sistema pubblicitario.
I tweet in Google. Come funziona la ricerca
Il funzionamento è piuttosto semplice ed è diviso in due parti. Da un lato una normale ricerca su Google: in questo caso non è detto che i tweet siano sempre mostrati fra i risultati, in quanto tutto dipenderà dal tipo di ricerca e se per quella domanda vi saranno trend o flussi di informazione “fresca” tale da giustificare la visualizzazione dei tweet. Quando questo accade, l’utente vedrà una serie di Tweet sotto forma di carosello orizzontale scorrevole, con la possibilità di aprirli e visualizzare l’account correlato.
Nel caso in cui nella barra di ricerca di Google si digiti una parola preceduta dall’hashtag, il simbolo # che su Twitter identifica una “parola chiave”, la ricerca sarà invece completamente concentrata su quanto viene cinguettato in quel momento, con una formula chiara e molto completa. La visibilità per Twitter è veramente ampia, dato che il servizio è prevalente nel mondo mobile, e su qualsiasi schermo di smartphone l’integrazione dei Tweet copre una generosa fetta dello schermo.
Come indicizzare i tweet in Google. La guida
Privati che vogliono farsi conoscere, aziende che lo utilizzano ma soprattutto i media manager, si sono subito chiesti come ottimizzare i propri tweet per essere indicizzati da Google a fronte di questa importante alleanza.
Profilo ed Engagement – La prima cosa che Google tiene in considerazione è certamente la credibilità del profilo: questo significa certamente il numero di follower, che costituisce sì un dato importante ma anche un dato di partenza. Il resto lo farà di nuovo l’engagement, la reattività che i follower hanno a fronte della pubblicazione di un tweet, che viene considerato come un ottimo segno di qualità, e porta ad una indicizzazione rapida e un posizionamento privilegiato.
Parole chiave e lunghezza – Importante sarà ovviamente la struttura del tweet: la parola chiave di nostro interesse dovrà essere sicuramente scritta come prima cosa, così come gli hashtag utilizzati saranno gli elementi fondamentali su cui si baserà Google per scegliere e di volta in volta posizionare. Ciò che sembra un dettaglio, ma che dettaglio non è, consiste nella lunghezza del tweet, che più si avvicinerà ai 140 caratteri stabiliti come numero limite e meglio verrà considerato.
Fotografie e nome file – Le foto allegate al tweet sono assolutamente gradite, anzi, posizionano il contenuto su un piano completamente differente rispetto ad un semplice tweet testuale, e conquistano di diritto una posizione importante e una visibilità superiore. Inoltre, rinominare la foto che alleghiamo con la parola chiave, può essere un altro elemento a nostro favore.
Link in entrata – Altra opzione assolutamente ricercata da BigG saranno i cari e vecchi link in entrata: un tweet che sarà citato da altri tweet ma soprattutto linkato da siti esterni a Twitter, magari integrato tramite l’apposita funzione, sarà un altro segnale di gradimento che verrà ben visto da Google.
No a menzioni e feed – Da evitare invece le menzioni, nelle quali citiamo il nome di un altro utente di Twitter. In questo caso il nostro messaggio perde il suo valore generale e viene considerato un tweet più personale e specifico, meno adatto ad essere scelto per la pubblicazione online e visualizzato dalla totalità degli utenti. Meglio in questo caso scrivere un tweet per l’indicizzazione e un secondo tweet per la persona destinataria.
Infine, bando a sistemi automatici e feed. Google sta senza dubbio cercando qualità per i propri utenti, e qualsiasi flusso di tweet che sia collegato ad un RSS o con una pubblicazione automatica e poco razionale, costituirà un campanello di allarme, capace di abbassare l’autorevolezza del contenuto su un determinato profilo Twitter. Meglio privilegiare meno tweet ma circostanziati e attuali, una vecchia regola che ogni esperto SEO conosce già abbastanza.