In un recente sviluppo, gli Stati Uniti e i loro alleati si trovano di fronte a opzioni limitate per controllare le crescenti attività nucleari dell’Iran, poiché i colloqui diplomatici sembrano sempre più irrealizzabili e qualsiasi misura più dura rischia di esacerbare le tensioni in una regione già destabilizzata dal conflitto in corso a Gaza. La situazione è ulteriormente complicata dalle imminenti elezioni americane, che restringono il campo d’azione di Washington.
Secondo rapporti confidenziali dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), l’arricchimento dell’uranio in Iran ha raggiunto livelli significativi. Nonostante le smentite dell’Iran di sviluppare armi nucleari, questi rapporti indicano una continua crescita delle sue scorte di uranio.
Gli sforzi per rilanciare l’accordo nucleare del 2015 tra l’Iran e le potenze mondiali, abbandonato dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sono in fase di stallo. L’attuale presidente Joe Biden non è in grado di prendere in considerazione nemmeno un accordo informale per limitare le attività nucleari dell’Iran a causa della instabilità della situazione regionale e delle crescenti tensioni.
La situazione si è aggravata dopo che il gruppo palestinese Hamas, sostenuto dall’Iran, ha attaccato Israele, alleato degli Stati Uniti, il 7 ottobre. In seguito, le milizie regionali per procura dell’Iran hanno lanciato numerosi attacchi contro gli Stati Uniti e le forze della coalizione in Iraq e Siria, come riportato dal Pentagono.
Con le elezioni presidenziali americane a solo un anno di distanza, qualsiasi impegno con Teheran è politicamente impraticabile. Donald Trump, probabile avversario di Biden alle prossime elezioni, potrebbe sfruttare qualsiasi impegno di questo tipo per dipingerlo come un segno di debolezza.
In risposta a questi sviluppi, gli Stati Uniti hanno schierato risorse militari nella regione come deterrente nei confronti di Teheran. Tuttavia, i funzionari statunitensi hanno espresso il desiderio di evitare un’ulteriore escalation e hanno chiesto alle milizie appoggiate dall’Iran di ritirarsi.
L’attenzione si sposta ora sulla prossima riunione del Consiglio dei governatori dell’AIEA. Recenti rapporti dell’AIEA hanno mostrato progressi costanti nel programma nucleare iraniano e una mancanza di cooperazione con gli sforzi di monitoraggio dell’agenzia. Una risoluzione, che rappresenta una delle sanzioni più severe che il consiglio dell’AIEA possa imporre, è improbabile a causa della necessità di evitare un’ulteriore escalation diplomatica e nucleare con l’Iran, soprattutto considerando l’attuale conflitto tra Israele e Hamas.
I diplomatici suggeriscono che un approccio meno conflittuale, come una dichiarazione ferma e non vincolante che minacci azioni più dure in futuro, potrebbe essere la linea di condotta per ora. Questo approccio mira a sostenere gli sforzi del capo dell’AIEA Rafael Grossi per migliorare il controllo del programma nucleare iraniano.
La situazione rimane complessa, con l’Iran che continua ad arricchire l’uranio e la comunità internazionale che cerca modi per gestire le crescenti tensioni senza ricorrere a misure estreme.