L’emendamento votato dalla Camera praticamente da tutti i partiti insieme riguarda una delle più grandi piaghe degli ultimi tempi, il reveng porn.
La norma regola un qualcosa che prima di oggi non era nemmeno punibile, e da adesso chi si macchia di questa odiosa vendetta rischia fino a sei anni di carcere e 15 mila euro di multa.
«Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro», si legge nel testo dell’emendamento.
L’emendamento fa parte del disegno di legge denominato “codice rosso” che indica, come nei pronto soccorso, una emergenza grave. Questo Ddl punta a tutelare le vittime di violenza domestica e di genere ed ha ora valenza anche per la vendetta sessuale online. Il grosso delle vittime sono sicuramente le donne anello spesso debole e lasciato solo con aguzzini in cerca di rivalsa.
In commissione Giustizia, maggioranza e opposizione hanno votato un emendamento insieme che riscrive la norma a prima firma Federica Zanella. L’emendamento, illustrato dalla relatrice Stefania Ascari (M5s), ha ottenuto voto unanime: 461 sì e nessun voto contrario. Il nuovo reato di revenge porn punisce penalmente la pratica di diffondere immagini e video privati senza il consenso della persona interessata.
Di «assoluta condivisione» da parte di tutte le forze politiche ha parlato il ministro Giulia Bongiorno. «Portiamo in Aula un emendamento della Commissione presentato dalla relatrice Stefania Ascarie condiviso da tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione. Felici per aver trovato questa intesa», ha detto la presidente della commissione Giustizia alla Camera, Francesca Businarolo. E anche il vicepremier Luigi Di Maio ha manifestato soddisfazione: su Twitter ha scritto: «Bene l’emendamento unitario sul revenge porn. Ora approviamolo, ma poi portiamo subito in aula la legge della senatrice del Movimento 5 Stelle Elvira Evangelista per regolamentare la materia nel suo insieme. Lo dobbiamo alle vittime e alle loro famiglie!».
Sulla castrazione chimica per chi compie violenze sessuali – dopo un’iniziale pressing della Lega e incontri di mediazione tra Carroccio e 5Stelle – è arrivato il dietrofront. Annunciato dalla ministra Giulia Bongiorno, che l’aveva sostenuto, con questa dichiarazione: “Siamo consapevoli che questo emendamento, in questa fase, non è condiviso dal M5S. Abbiamo una priorità, in questo momento, che è quella di fare andare avanti in maniera compatta il Governo e questo provvedimento” contro la violenza sulle donne. Poi ha aggiunto: “Riteniamo la norma utile, presenteremo un nuovo disegno di legge”.