Giorgia Meloni ha ricevuto un primo avvertimento: “Stiamo arrivando”, hanno detto. Ma il secondo avvertimento è stato per le forze alleate: il Pd è il “perno indiscusso” di qualsiasi coalizione alternativa alla destra. Il 24% ottenuto ha rafforzato la posizione della segretaria Elly Schlein, ponendo il Pd alla guida delle opposizioni. Avs ha celebrato il 6,7%, pronta a far pesare il proprio balzo, mentre Giuseppe Conte ha annunciato una “riflessione interna” per il M5s, che si è fermato al 10%. Tuttavia, Conte ha sottolineato che il dialogo a sinistra sarà “sempre più intenso”.
Il centro, invece, si lecca le ferite: né Azione né Stati Uniti d’Europa hanno superato il 4%. Un punto di partenza per una possibile coalizione è il risultato del 50% ottenuto sommando le percentuali delle liste contrarie al governo, compreso il 2,2% di Santoro.
Nella notte, Elly Schlein ha parlato al telefono con Meloni per congratularsi reciprocamente. Poi, ha riposto la chitarra e si è recata in sala stampa al Nazareno: “Non li abbiamo fermati, ma di certo li abbiamo rallentati. Il Pd è il partito cresciuto di più e la distanza da FdI si è ridotta. L’alternativa alla destra è più credibile”. Ha poi messo in guardia chi dovrà collaborare: “Il tempo dei veti è finito”. La leadership di Schlein è attualmente solida, con complimenti da tutte le correnti. I riformisti hanno però sottolineato il boom di preferenze per Stefano Bonaccini e Antonio De Caro, suggerendo un riconoscimento per quell’area. Gli equilibri saranno anche determinati dai ruoli a Bruxelles, con il Pd che ha eletto 21 eurodeputati, diventando la prima delegazione nel gruppo dei Socialisti.
Nel M5s, la situazione è più problematica. Conte ha ammesso che il risultato è stato “molto deludente”, ma ha enfatizzato il dialogo con i dem, necessario per costruire un’alternativa al governo. All’interno del Movimento, c’è chi attende un dibattito sul limite dei due mandati, che ha escluso dalla corsa molti volti noti. Tuttavia, la parola d’ordine è cautela, anche sul ruolo di Conte. Alcune critiche sono emerse, come quella di Danilo Toninelli, che ha lamentato l’assenza di Beppe Grillo.
Alleanza Verdi-Sinistra ha festeggiato. Nicola Fratoianni ha subito sottolineato il risultato: “Nessuna forza cresce come Avs. Saremo il perno dell’alternativa”. Angelo Bonelli ha aggiunto che serve un “programma visionario”. Una spinta è arrivata dalla candidatura di Ilaria Salis, eletta europarlamentare.
Infine, il famoso 50% delle forze alternative al governo include anche il centro, composto da partiti come Azione e Iv, che non riescono a stare insieme e non vogliono allearsi con il M5s. La strada per costruire uno schieramento c’è, ma è lunga.