A cura di Roberto Trizio
L’innovazione bussa alla porta, e dall’evoluzione dei sistemi per trattare i dati si affaccia il Cloud Computing. Facile spiegarne la natura: se fino ad ora siamo sempre stati abituati a dover usare i programmi sui nostri computer, e utilizzare una piattaforma proprietaria, il Cloud è l’offerta di una struttura informativa esterna all’azienda, gestita da terzi, dove i dati vengono registrati, e dove i programmi vengono usati in modalità Pay per use. Interessante? vantaggioso?
Giovanni Zoffoli, direttore Marketing Enterprise di Microsoft, ce lo spiega. Partiamo dunque dalla domanda più semplice: quali sono i benefici del Cloud Computing per le aziende?
Genericamente parlando, il Cloud abbatte i costi. Non si deve fare nessun investimento iniziale, cosa che normalmente avviene perchè qualsiasi mezzo di tecnologia richiede investimenti in hardware, licenze e servizi, mentre nel cloud tutto questo è già a disposizione, e quindi le applicazioni e l’infrastruttura in questa modalità viene erogata in modalità pay per use. Questo significa che l’imprenditore può fare i conti con una infrastruttura che non deve mettersi in casa, e che quindi è immediatamente disponibile e pronta all’uso.
Il secondo beneficio è ridurre la complessità di gestione, perchè non avere una infrastuttura in casa, evita di dover pensare, ad esempio, alle patch di sicurezza, agli aggiornamenti e a tutte le evoluzioni della tecnologia perchè queste avvengono già all’interno del servizio. Un pò come quando noi abbiamo l’energia elettrica: non sappiamo esattamente se viene aperta una nuova centrale o abbiamo degli aggiornamenti della rete, pur usando il servizio.
L’altro elemento è rendere i dipendenti più produttivi perchè questo genere di servizi sono accessibili da qualsiasi punto e da qualsiasi dispositivo. Quindi evidentemente si ha non solo la capacità di decentralizzare il lavoro ma soprattutto lo si rende sempre fruibile: in un futuro plausibile i dipendenti potranno accedere alla rete aziendale, dal televisore di casa o dallo smartphone al pc in qualunque luogo.
Come ogni processo decisionale aziendale che si rispetti, vediamo un pò i costi. Prima cosa: chi si occupa del trasferimento dei dati?specie se ho già un mio impianto?
Nel recente passato c’è stato su questo punto un grande fraintendimento. Il cloud non apre o modifica il set di lavoro. L’imprenditore trova una controparte uguale a quella che ha già nel modello cloud. L’azienda può decidere qual’è il suo percorso verso il cloud computing a seconda della sua strategia aziendale.
Se l’imprenditore ha già una sua struttura, può utilizzare il beneficio della infrastruttura che risiede nella sua azienda, perchè l’offerta prevede la modalità “privata” in cui i servizi sono in casa dell’utente finale oppure, quando l’imprenditore decide che i suoi dati possono stare completamente sulla rete, magari in vista di una politica di espansione sul territorio nazionale ed extranazionale, può operare in tal senso. Il passaggio è dunque indolore, perchè l’offerta, specie Microsoft, è disponibile sia in casa del cliente sia che interamente in the cloud.
Per l’imprenditore e i suoi dipendenti abituati al lavoro in locale, è necessario imparare un nuovo modo di lavorare? E’ una criticità esistente?
Questa è una criticità banalmente evidente e vera per tutte le applicazioni che sono state costruite in un certo modo e che hanno una certa età. Applicazioni realizzate 7 anni fa, evidentemente non possono essere prese e messe in un modello cloud così come sono. Noi per esempio mettiamo a disposizione tutta la piattaforma di sviluppo, dove il cliente che vuole sviluppare la propria applicazione può farlo, magari partendo da un prodotto più datato.
Un modello Microsoft di 5 anni fa può dunque essere portato correttamente nel modello cloud. Ci saranno ovviamente dei cambiamenti e aggiustamenti al codice ma si tratta di cambiamenti naturali e legati all’evoluzione e all’innovazione. Il lavoro che stiamo facendo è iniziato in Microsoft da 12/18 mesi è di prendere i partner nazionali e internazionali e dargli a disposizione questa piattaforma, che dà non solo un sistema operativo ma un database relazionale per fare testing, sviluppo e offerte con nuove applicazioni in ambiente cloud.
Per fare un esempio, l’azienda Travelocity che è un portale americano che opera nel settore dei viaggi (spinoff dell’azienda Sabre Holdings), utilizza questo modello cloud per memorizzare i dati di navigazione degli utenti che possono acquistare prodotti via internet e presentare ai clienti che cercano un viaggio o varie combinazioni delle soluzioni ottimizzate in tempo reale, dove le pagine si presentano in base alle specifiche esigenze del cliente una volta profilato. Quindi senza dover impostare filtri ma lavorando su cluster aggregati. E questo presenta come prezzo e combinazione quello che il cliente probabilmente vuole vedere.
Come nelle campagne di advertising online dove si mostrano gli annunci basandosi sui comportamenti e le ricerche dell’utente, tramite i cookie?
Certamente, questo approccio viene trasposto nelle aziende. Ma evidentemente non è un servizio che il cliente vuole mettersi in casa, non essendo esperti di business intelligence, e dunque le aziende lo affidano al cloud e implementano politiche di cross selling e attraverso la rete cloud lo possono fare con un costo abbordabile.
I miei dati aziendali nella nuvola, assieme ad altri milioni di dati, diventano una miniera d’oro per hacker e pirati informatici. Com’è la sicurezza del cloud?
Questo è un discorso quasi quotidiano ed è nostro dovere rispondere. Noi adottiamo degli standard di qualità modello ISO. Ma non basta: non ci preoccupiamo di proteggere tanto il luogo dove si trovano i dati, in senso fisico, ma proteggiamo tutto a livello di processo. Quindi nei nostri datacenter adottiamo procedure certificate e standardizzate che ci permettono di documentare “che cosa facciamo” e “come lo facciamo”.
Questo approccio ci permette di avere la massima trasparenza su tutto quello che facciamo, non solo con i clienti ma anche con i nostri partner e con le terze parti che sono deputate a verificare che quello che facciamo corrisponde alle necessità delle aziende clienti. Per le organizzazioni che vogliono sapere come affrontiamo i temi della sicurezza nel Cloud, abbiamo realizzato documentazione e materiale ad-hoc. Facciamo anche parte della Security Alliance, che ha l’obiettivo di indirizzare tutti i temi della gestione delle informazioni e delle applicazioni attraverso un modello Cloud.
Un ricercatore Thomas Roth, ha detto a Reuters di aver usato il cloud di Amazon per craccare le chiavi delle reti senza fili. Come commenti questo brutto uso del cloud? è un caso isolato?
Cerco di rispondere dandoti due elementi in controtendenza. Sono evidentemente situazioni che possono succedere, ma che difficilmente rallenteranno l’introduzione e l’adozione di servizi di Cloud Computing sicuro. Due dati su tutti: in questo momento circa 80mln di aziende o privati nel mondo stanno effettuando transazioni economiche attraverso Paypal, e fra circa due anni la quantità di dati sul Web triplicheranno: il cloud è un modello di erogazione e utilizzo di risorse informatiche per tutte le aziende che richiedono elasticità, per competere su un mercato globale attraverso l’introduzione di nuovi prodotti o servizi. La vicenda di Amazon deve essere vissuta come la necessità di comunicare gli standard di qualità che vengono utilizzati per erogare i propri servizi.
Se io affido tutta la mia infrastruttura ad una singola azienda, ne rimango poi completamente legato e dipendente? esiste questa criticità? se poi voglio cambiare, posso?
Su questo c’è disinformazione. Noi non abbiamo versioni di programmi su pc e su cloud, ma è sempre lo stesso prodotto. Se il rapporto cessa, i dati che sono in casa rimangono ovviamente dove sono, oppure il cliente può scaricare i dati e metterli nel suo computer. Se l’azienda decide di mettere i dati sul portale interno che sta sulla Cloud, posso poi scaricare il bagaglio informativo e riportarlo in casa. Anche un CRM può essere esportato su più file da reimportare nello stesso sistema. Se i formati non sono compatibili dovranno essere riconvertiti, ovviamente.
Il responsabile tecnico come può convincere i capi ad adottare questo sistema?
Secondo me è esattamente il contrario. Il responsabile dei sistemi informativi è sempre di più coinvolto nel fornire tecnologie abilitanti al business dell’azienda. Il modello Cloud Computing abilita la velocità nel rispondere alle esigenze di business, oppure semplicemente abbassa i costi di tecnologie che oramai sono un patrimonio acquisito dall’azienda, ad esempio la posta elettronica. Il direttore finanziario capisce immediatamente i vantaggi, perchè il costo viene spezzettato e si paga ad uso.
Il vero punto è far comprendere ai decisori degli investimenti in tecnologia nelle aziende che il Cloud Computing è una opportunità e come tale cominciare a valutare fin da subito l’utilizzo di questo modello. Per le piccole e medie aziende il Cloud Computing rappresenta la democratizzazione dell’IT, perchè mette a disposizione risorse e applicazioni finora inimmaginabili per questa tipologia di aziende ad un costo irrisorio e con disponibilità immediata.
C’è qualcosa su Cloud Computing che vuoi spiegare e che vedi non correttamente spiegato?
Vorrei dare un messaggio a tutti gli specialisti in Information Technology sull’opportunità che si apre con il Cloud Computing. Una ricerca dell’Università di Venezia stima 100mila nuove aziende in Italia, con 1 milione di posti di lavoro attraverso il Cloud Computing. Quindi ci saranno professioni e competenze nuove da creare. Anche perchè secondo Microsoft il mercato Cloud arriverà a 2.3 mld entro il 2014 (ndr)
Il Cloud computing è interessante per aziende piccole, medie, grandi?
Noi abbiamo già decine di migliaia di utenti attivi in Italia. Le aziende sono di qualsiasi dimensione, per le grandi abbiamo visto partire prima il settore pubblico di quello privato, come la provincia di Lecco, l’ospedale Bambin Gesù, che hanno delegato a noi il servizio di posta elettonica, di gestione dei servizi interni di collaborazione e di comunicazione. All’ospedale ci sono problemi ben più importanti che il funzionamento della posta elettonica, Microsoft lo fa per l’ospedale. Mentre la provincia di Lecco forniva il servizio di posta alle 90 città che afferiscono alla provincia, con tutte le problematiche di gestione. Leggi il caso del Cloud adottato all’Ospedale Bambin Gesù e del Cloud adottato dalla provincia di Lecco
Ultimissima domanda, che potrebbe costarti il posto di lavoro. Cosa usi come motore? Google, Yahoo o Bing?
Io uso Bing, il che salva il mio posto di lavoro. Diciamo che 9 volte su 10 la risposta che cerco c’è. Bing nasce dalle intuizioni e dalla visione di Qi Lu, ex-Yahoo, che ha migliorato notevolmente la qualità della rilevanza del nostro motore di ricerca, introducendo innovazioni (come l’anteprima delle pagine oggetto della ricerca), che poi ci è stata copiata. La progressione nei confronti di Google, che è ancora leader del mercato delle ricerche, è impressionante, visto che ci siamo ritagliati una fetta di mercato pari al 30% guardando agli Stati Uniti in soli 2 anni di lavoro. Una delle nostre peculiarità, ad esempio, è che l’esperienza che maturiamo attraverso Bing finisce all’interno dei prodotti dedicati alle aziende, il che è un plus.
Teniamo conto, infine, che la competizione fa benissimo al mercato. Questo ci rende desiderosi di fare ricerca e sviluppo. Chi ne guadagna è il mercato, perchè avrà prodotti con nuove funzionalità, a basso costo e che in ultima analisi ci permetteranno di essere maggiormente produttivi (in azienda) e con una più elevata soddifazione (come consumatori).