Punti chiave
Tempo di tagliare le spese. E il rapporto presentato al Governo dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, coinvolge nel quadro per la riduzione della spesa pubblica anche il Dipartimento di Sicurezza. Un piano che Cottarelli aveva cominciato a elaborare a novembre 2013, durante il governo Letta, e che sarà pronto a partire sotto il governo Renzi nel mese di maggio. Il primo obiettivo che il commissario si propone di raggiungere con questo piano è risparmiare 3 miliardi di euro entro fine 2014.
I termini del provvedimento
Già da tempo Cottarelli aveva anticipato che il progetto di razionalizzazione avrebbe coinvolto in modo importante il Dipartimento della pubblica sicurezza, e il vicecapo della Polizia Alessandro Marangoni lo aveva ribadito a febbraio durante un incontro con i sindacati di polizia. Marangoni aveva anticipato alcuni dati, già capaci di suscitare il dissenso dei sindacalisti, ma precisando che l’Amministrazione stava ancora lavorando al piano di razionalizzazione. I dati ufficiali sono stati pubblicati solo il 4 marzo 2014, all’interno del documento redatto dal Dipartimento della pubblica sicurezza: “Progetto di razionalizzazione delle risorse e dei presidi della polizia di Stato sul territorio”.
Tra le disposizioni previste: un miliardo e 800 milioni di euro in meno agli stipendi delle forze dell’ordine e lo smantellamento di oltre 250 uffici di polizia, tra cui 11 commissariati distaccati, 2 compartimenti e 27 presidi minori della polizia stradale (altri 6 presidi verranno accorpati con uffici attigui), 73 fra sottosezioni e posti della polizia ferroviaria, 2 zone di frontiera e 10 presidi minori della polizia di frontiera, tutte e 50 le squadre nautiche, 4 squadre sommozzatori, 11 squadre a cavallo, 4 Nuclei artificieri, la Scuola per i servizi di polizia a cavallo di Foresta Burgos (Sassari).
E poi, 73 sezioni provinciali della polizia postale, quella “specialità della Polizia di Stato – come ci ricorda il portale ufficiale – all’avanguardia nell’azione di prevenzione e contrasto della criminalità informatica e a garanzia dei valori costituzionali della segretezza della corrispondenza e della libertà di ogni forma di comunicazione. Il principale sforzo operativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni è nella direzione del continuo adeguamento della propria risposta alle nuove frontiere tecnologiche della delinquenza.”
Le ragioni del risparmio
Cosa significa esattamente questo smantellamento della polizia postale? Significa che, eliminate le 73 sedi scelte, il 90% dell’attuale personale sarà riallocato presso le Questure. Una rimodulazione che, secondo il parere di Cottarelli, creerà sinergie e un migliore coordinamento tra i cinque corpi nazionali delle forze dell’ordine e comporterà un risparmio significativo nell’arco di un triennio.
La proposta sta suscitando parecchie polemiche e vede i sindacati di polizia uniti in un fronte comune, deciso a chiedere spiegazioni al Ministro degli Interni Angelino Alfano. E il ministro tenta di rassicurare gli animi, sostenendo che ci si sta allarmando in modo ingiustificato. Non si tratta, secondo Alfano, di una chiusura, ma solo di una riorganizzazione. Tutti i comparti devono farsi carico di una razionalizzazione, ma sostiene che questo non significherà tagli indiscriminati e abbassamento del livello di sicurezza.
Le proteste e i pericoli
Ma è proprio l’aspetto della sicurezza ad alimentare la protesta. Protesta che si sta sollevando da più parti e che si fonda innanzitutto su una convinzione: la decisione di chiudere le sedi autonome della polizia postale indebolirà sicuramente la forza di questa particolare specialità delle forze dell’ordine. Questo dissenso è espresso e condiviso da tutti i sindacati, secondo cui minare la forza delle polizia postale in un momento storico in cui i reati informatici sono all’ordine del giorno, dal phishing alla pedopornografia al cyberbullismo, è letteralmente una follia. Significa minare alle radici la sicurezza nostra e dei nostri bambini.
In questo coro di protesta unanime e generale, alcune voci portano poi all’attenzione ulteriori risvolti della questione. Secondo Benito Pasqua, segretario della sede abruzzese del Siulp, con l’assorbimento nelle Questure la polizia postale perderà la sua autonomia. Se, fino ad oggi, riferiva direttamente al potere giudiziario, ora avrà la Questura come intermediario, con il risultato di una maggiore farraginosità e lunghezza delle procedure.
Altri sottolineano che questo provvedimento, oltre che dannoso per la sicurezza, non consentirà nemmeno un vero risparmio. Secondo Andrea Longhi, segretario regionale del Sap Emilia Romagna, questo è un taglio che non ha nulla a che vedere con una reale razionalizzazione finalizzata al raggiungimento della massima efficienza, la quale potrebbe essere ottenuta – sempre secondo Longhi, che non è comunque l’unico a sostenere questo punto – riducendo invece le forze di polizia attualmente esistenti. Diverse altre voci, provenienti dai sindacati o dalla politica, si alzano a sostenere l’irrisorietà del risparmio che si otterrà chiudendo le sedi della polizia postale.
Oltre che dai sindacati, le proteste arrivano anche da associazioni e gruppi che tutti i giorni difendono le vittime del cybercrime. Tra questi, l’associazione nazionale vittime di pedofilia Prometeo, secondo cui questa decisione è un regalo a stalker e pedofili. Inoltre, Massimiliano Frassi, presidente della Prometeo, sottolinea come spostare la gestione delle pratiche sotto l’autorità delle Questure significa andare a ingolfare un sistema già ingolfato, che chissà quando riuscirà a riprendere in mano le indagini attualmente avviate.
Il punto su cui i sindacati, oltre alle voci autonome e ai politici che nel frattempo si sono uniti al coro di dissenso, invitano ognuno di noi a riflettere è quanto riorganizzare la sicurezza seguendo questa direzione di tagli netti e decisamente importanti non sia più rischioso che fruttuoso. Rischioso per la nostra incolumità, sempre ammesso che sia fruttuoso da un punto di vista economico. E su questo fronte i sindacati invitano anche i cittadini a unirsi, in una questione che non riguarda solo la polizia, ma la sicurezza di tutti.