L’estrema sinistra e l’estrema destra unite nell’odio contro gli ebrei. Per molti questo potrebbe sembrare assurdo, ma in realtà non è così e le ragioni sono radicate in un passato non troppo lontano.
Nel panorama politico del nostro continente, un particolare segmento dell’estrema sinistra ha manifestato sentimenti negativi nei confronti degli ebrei e di Israele, oscillando tra irritazione e aperto disprezzo. L’antisemitismo nella estrema sinistra nel tempo è un fenomeno complesso e controverso, che ha assunto diverse forme e motivazioni a seconda dei contesti storici e politici. In generale, possiamo riassumere che l’antisemitismo di sinistra sia stato influenzato da tre fattori principali: l’antigiudaismo economico, la critica al sionismo e la solidarietà con la causa palestinese.
Conferme di questa analisi abbondano in Francia, dove si assiste al ritorno di un antisemitismo evidentemente mai sopito. E’ fin dal 1950 che nell’ultrasinistra esiste un antisionismo e antisemitismo, caratterizzato da un mix di revisionismo storico, che si sforza subdolamente di minimizzare la Shoah, e di aperto negazionismo propagandato nel dopoguerra da Paul Rassinier, un ex deportato, che dipingeva gli ebrei come veri e propri “manipolatori della memoria collettiva”. Queste correnti di pensiero trovano fondamento in un’interpretazione distorta del marxismo, dove viene completamente dimenticata la condanna all’antisemitismo e si considera la democrazia e l’antifascismo forme di manipolazione borghese.
Questo atteggiamento che si è via via intensificato, ed è sfociato sempre in un antisemitismo marcato e violento.
L’odio contro l’ebreo si ritrova ovviamente nell’estrema destra, tradizionalmente associata a posizioni antisemite, che ultimamente rinvigorisce le proprie posizioni contro gli ebrei, trovando, secondo le frange più attive, nuova legittimazione nell’ultimo conflitto Israele-Palestina, tendenza che ha portato a un aumento degli episodi di intolleranza in tutto il mondo, come dimostrato dall’attacco alla sezione ebraica del cimitero di Vienna, dove sono comparse svastiche sui muri, e dai tentativi di vandalismo contro le pietre d’inciampo a Roma.
L’escalation dell’ostilità verso gli ebrei è un fenomeno che vede la convergenza di storici nemici politici. La coesione e l’identità del popolo ebraico, radicate nella religione e nella storia, intensificano l’animosità dei loro oppositori. Sebbene la condotta di Israele nei confronti dei palestinesi durante i conflitti armati sia oggetto di legittima critica, questa non giustifica l’odio antisemita.
La complessità delle radici dell’antisemitismo esula dallo scopo di questo articolo, ma è significativo osservare come tale odio si sia trasformato in un collante per elementi politici e sociali idealmente agli antipodi. L’avversione verso gli ebrei sembra dare nuova forza e nuovi stimoli alle frange più violente per sfogare la loro rabbia verso un nemico che incarna un obiettivo più circoscritto, più facile da gestire e da condannare.
L’estremismo attivo, negli ultimi anni, si è spento anche a causa della facilità di comunicazione in rete, dove tutti possono buttare benzina sul fuoco senza particolare fatica. Un nuovo rigurgito antisemita sembra essere ora uno spunto per riportare nelle piazze elementi dormienti di un odio irrazionale e indiscriminato.
Se ce ne fosse bisogno abbiamo la conferma che l’estremismo in ogni sua forma, è nocivo e privo di una reale distinzione tra “buono” e “cattivo”, sembrerebbe ovvio, ma ora abbiamo una nuova conferma.