La spaccatura Nato. Una nuova era

L’attuale scenario internazionale sta assistendo a una profonda trasformazione dei rapporti di forza tra le potenze mondiali, segnando il declino dell’asse euroatlantico e il riassetto della strategia occidentale nei confronti della Russia e della Cina. La crisi della NATO, anticipata da Emmanuel Macron nel 2019 durante il primo mandato di Donald Trump, appare oggi più concreta che mai. Già allora, il presidente francese aveva denunciato l’assenza di un coordinamento strategico tra gli Stati Uniti e i loro alleati europei, una realtà che si è manifestata con drammatica evidenza nei conflitti in Medio Oriente e, più recentemente, nella guerra in Ucraina.

L’Unione Europea e la sua irrilevanza geopolitica

A certificare l’inservibilità dell’Unione Europea come attore geopolitico è la composizione degli incontri emergenziali tra gli alleati occidentali. Il summit “europeo” di Londra, seguito a quello del 17 febbraio a Parigi, ha visto la partecipazione di attori non comunitari come il Canada e la Turchia. Questo non solo mette in discussione l’efficacia della UE come piattaforma decisionale, ma evidenzia anche le profonde divisioni interne: mancavano all’appello interi blocchi di paesi, tra cui i tre stati baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – che sarebbero probabilmente le prime vittime di un’escalation russa. Un’Unione Europea che non riesce a garantire nemmeno la sicurezza dei propri membri più esposti dimostra quanto sia diventata un’entità politicamente debole e frammentata.

Il baricentro strategico dell’Europa sembra ora poggiare su un asse improvvisato tra Francia e Regno Unito, le uniche due potenze nucleari del continente. Tuttavia, la loro capacità di deterrenza è ben lontana dal controbilanciare l’arsenale russo, il quale, a sua volta, trova un’unica vera contropartita negli Stati Uniti. Questo assetto raffazzonato mostra tutta la debolezza dell’Occidente, privo della guida americana e incapace di rispondere in modo coordinato alle sfide geopolitiche attuali.

L’America ridisegna i suoi obiettivi strategici

Gran parte di questo sconvolgimento nasce dalla volontà americana di ridisegnare il proprio ruolo geopolitico. Washington ha avviato un processo di negoziato con la Russia, suggerendo implicitamente che la pace in Ucraina possa passare attraverso un cambio di leadership a Kiev. L’ipotesi di dimissioni forzate per Volodymyr Zelensky, ventilata dallo speaker della Camera dei Rappresentanti Mike Johnson e condivisa da esponenti trumpiani come J.D. Vance, segnala un drastico cambiamento di rotta.

Questa decisione americana, interpretata come un apparente trionfo per Mosca e Pechino, è in realtà una mossa calcolata per sganciare la Russia dall’abbraccio cinese, un’alleanza che gli stessi Stati Uniti avevano contribuito a rafforzare con le loro politiche sanzionatorie. A Washington, il Cremlino non è più visto come una minaccia esistenziale: la performance deludente delle forze armate russe in Ucraina ha smentito l’idea di una Russia capace di avanzare in profondità in Europa. Mosca ha subito perdite enormi senza riuscire a conquistare obiettivi strategici cruciali come Kiev, Odessa o Kharkiv. Di conseguenza, gli Stati Uniti valutano che la Russia possa essere gestita attraverso un compromesso diplomatico, riducendo l’influenza cinese sullo scacchiere globale.

La nuova gerarchia internazionale

L’America sta quindi ridefinendo le sue priorità, tornando a una politica realista basata su equilibri di potere tra grandi potenze. L’Unione Europea, invece, si trova in una posizione di passività, incapace di decidere il proprio futuro strategico. L’esperimento di Francia e Regno Unito di creare un’alleanza più attiva è ancora embrionale e, per ora, poco credibile come alternativa all’ombrello statunitense.

L’elezione di Donald Trump nel 2016 aveva già segnato una frattura nei rapporti transatlantici, e ora il mondo sta assistendo al definitivo disincanto americano nei confronti dell’Europa. Washington non è più disposta a garantire la sicurezza europea senza un contributo significativo da parte dei suoi alleati, né a farsi carico della loro difesa contro una minaccia russa che non ritiene più prioritaria. Gli Stati Uniti, infatti, vedono gli europei come responsabili di aver scatenato due guerre mondiali e di aver vissuto per decenni sotto la protezione americana senza assumersi responsabilità dirette.

Il ruolo dell’Italia in questo scenario

In questo contesto di trasformazione, l’Italia ha l’opportunità di giocare un ruolo chiave nella ricerca di una pace negoziata in Ucraina. Già all’inizio del conflitto, Roma aveva proposto un piano di pace che, tuttavia, è stato accantonato e dimenticato nei cassetti dell’ONU. Ora, con gli Stati Uniti sempre più orientati verso una soluzione diplomatica, l’Italia potrebbe riproporre un’iniziativa di mediazione, sfruttando la sua tradizionale vocazione al dialogo tra le potenze.

Parallelamente, è necessario che il governo italiano si interroghi su quale debba essere la posizione del Paese nel nuovo ordine mondiale. L’Europa non tornerà mai più a essere il centro della geopolitica globale e gli equilibri militari saranno decisi altrove. Gli italiani devono quindi capire quali siano i loro interessi strategici e come perseguirli senza più poter contare sulla protezione automatica degli Stati Uniti.

Verso un nuovo equilibrio paneuropeo

Alla luce di queste trasformazioni, la priorità per l’Europa deve essere la costruzione di un nuovo equilibrio paneuropeo, basato su un compromesso strategico tra Stati Uniti, Russia e Cina.

L’attuale crisi geopolitica non segna solo il fallimento della NATO e dell’Unione Europea come attori unificati, ma impone agli stati europei una scelta cruciale: rimanere spettatori passivi delle decisioni prese altrove o cercare di costruire una propria autonomia strategica. La sfida è enorme, ma non procrastinabile. L’Europa non è più quella di un tempo e il mondo sta cambiando a un ritmo incalzante. Ora è il momento di decidere se voler restare al margine della storia o provare a riscriverla.