Quante volte, per radio o in tv, capita di ascoltare una canzone e chiedersi quale sia il titolo, o l’autore del brano. Shazam è una delle applicazioni più popolari per Andorid e iOS che assolve a questa funzione: una volta avviata, l’app registra l’audio e lo confronta con milioni di dati pre-registrati identificando non solo brano e autore, ma fornendo informazioni aggiuntive, permettendone l’acquisto su Amazon o sui principali store online o fornendo il link al relativo video ufficiale su Youtube.
Un’autentica miniera d’oro di informazioni, integrata con una vivace community di utenti che permette di sperimentare un nuovo livello di interattività con le canzoni, aggiungendo la possibilità di inviare commenti, creare playlist personalizzate, accedere a una serie di suggerimenti creati in base ai propri gusti musicali, condividere i risultati sui principali social network.
Ma qual è lo “scotto” da pagare in termini di privacy per gli utenti che desiderano usufruire appieno di tutte le caratteristiche di Shazam?
– Un’app sempre connessa, in grado di registrare qualsiasi cosa
Nella versione iOS Shazam dispone di una caratteristica avanzata (disabilitata di default, attivabile manualmente dall’utente) che consente all’applicazione di “prendere possesso” del microfono e di registrare senza sosta tutti i suoni e i rumori captati dal dispositivo ogni volta che l’applicazione viene aperta. Non solo, quindi, le canzoni ricercate dall’utente, ma anche i discorsi, i rumori di fondo, tutto ciò che accade intorno al telefono incluse eventuali conversazioni riservate.
A questo proposito la stessa Shazam ha precisato in una nota che nessuna traccia audio registrata dai dispositivi viene in realtà spedita a i server aziendali: l’applicazione si limiterebbe infatti a creare degli ID (delle “impronte digitali” del file originale) che contengono solamente le corrispondenze trovate tra il brano ascoltato dall’utente e quello presente in archivio. Evitando, quindi, che i contenuti captati dal microfono possano lasciare effettivamente il dispositivo.
La caratteristica, in ogni modo, è attivabile a discrezione dell’utente ed è dotata di un meccanismo di “countdown” al termine del quale si disattiva, richiedendo nuovamente l’attivazione manuale.
– Permessi richiesti:
- Identità dell’utente: individuazione degli account presenti sul dispositivo;
- Posizione: localizzazione approssimativa (basata sulla rete telefonica) e precisa (attraverso GPS integrato) del dispositivo;
- Accesso ai file: modifica ed eliminazioni dei contenuti del dispositivo;
- Microfono: accesso al dispositivo integrato per la registrazione dei flussi audio;
- Telefono: lettura dello stato e delle chiamate entranti;
- Possibilità di accedere al calendario e di modificarlo (solo per la versione iOS);
- Analisi dei dati di utilizzo dell’applicazione ed elaborazione con servizi terzi (Flurry Analytics, Google Analytics);
- Dispositivo: lettura dello stato e dell’identità (ID) del telefono in uso;
- Controllo NFC (Near Field Communication) per lo scambio di dati fra dispositivi vicini fra loro;
- Ricezione di dati da Internet;
- Accesso di rete completo;
- Modifica delle impostazioni audio del dispositivo;
- Lettura della configurazione dei servizi Google;
- Invio broadcast permanenti.
– La linea aziendale sulla privacy dell’utente
Attraverso una pagina dedicata Shazam ha voluto fare chiarezza circa le informazioni raccolte dagli utenti, il relativo utilizzo e le motivazioni per cui si rendono necessarie simili operazioni.
La localizzazione GPS dell’utente, ad esempio, viene motivata dal fatto che in alcune nazioni determinati contenuti potrebbero essere tutelati da leggi specifiche in materia di copyright; il Paese di residenza viene impiegato per impostare automaticamente la lingua dell’utente; l’accesso completo alla Rete garantisce invece la possibilità di accedere al database di Shazam, ricevere notifiche, visualizzare informazioni aggiuntive come il testo delle canzoni e accedere agli store per l’acquisto.
Per ogni singolo permesso viene spiegato chiaramente perché vengono raccolte determinate informazioni, come vengono impiegate ed eventualmente come negare alcune autorizzazioni (come la localizzazione GPS, disattivabile dalle impostazioni del sistema operativo in uso).
Shazam: app funzionale ma con troppi permessi
Autorizzare un programma ad aprire un filo diretto con il nostro smartphone o tablet non è una scelta da prendere alla leggera. Indipendentemente dalle rassicurazioni del produttore sul fatto che le registrazioni siano destinate a non lasciare il dispositivo, ogni utente dovrebbe valutare attentamente i vantaggi e i rischi insiti in questo processo. Ricordandosi che, nell’era digitale, ogni bit inviato sulla Rete è destinato a rimanervi in eterno: posizione geografica, conversazioni, ID del telefono, account social e lo stesso flusso audio del microfono potrebbero contenere dati riservati e confidenziali che mai e poi mai si vorrebbero vedere nelle mani di altri. Un dettaglio non trascurabile per una app il cui scopo è la “semplice” identificazione di un brano musicale.
Fatte queste indispensabili considerazioni, resta innegabile il fatto che Shazam sia una delle applicazioni più complete e funzionali del suo genere, con milioni di utenti soddisfatti nel mondo e miliardi di brani identificati giornalmente. Un’applicazione ottima sotto ogni punto di vista, anche se un po’troppo “affamata” di permessi.