Punti chiave
Ogni giorno ciascuno di noi condivide una grande quantità di dati online, senza pensare a volte che sarebbe opportuno restringere queste condivisioni alla sola cerchia degli amici, dei familiari o addirittura renderli visibili soltanto a noi stessi. Per alcune informazioni personali sarebbe meglio evitare del tutto di pubblicarle online: ecco una guida per imparare a riconoscere le informazioni da non postare mai su internet, allo scopo di tutelare la nostra privacy e aumentare la sicurezza sui social network.
Quando la sicurezza sui social network dipende da ciò che si pubblica
1- Data di nascita completa
Ricevere decine e decine di messaggi di auguri il giorno del nostro compleanno fa senza dubbio piacere, vedere la timeline del nostro profilo Facebook zeppo di post rappresenta in quel giorno un’autentica gioia per gli occhi, ma non solo dei nostri. Truffatori e criminali informatici sono sempre dietro l’angolo: fornire la data di nascita può aiutare questi individui ad appropriarsi della nostra identità, ad aprire account con il nostro nome e a reperire altri dati personali che ci riguardano.
Per aumentare la sicurezza sui social network, è preferibile tenere per sé questo dato e rinunciare a ricevere tonnellate di auguri il giorno del nostro compleanno.
2- La nostra posizione attuale
Molte persone non pensano che quando postano un aggiornamento di stato o un qualsiasi altro contenuto, stanno rivelando al mondo la loro esatta posizione geografica. Rivelare il luogo da cui si sta postando può essere particolarmente pericoloso: un aspirante ladro potrebbe accorgersi della nostra assenza ed entrare indisturbato in casa nostra. Un problema attuale soprattutto durante i periodi di vacanza: postare dalle località di villeggiatura garantisce ai ladri campo libero e la possibilità di architettare furti in piena tranquillità.
3- Foto di bambini (peggio ancora se taggate con i relativi nomi)
Proteggere il proprio bimbo è la priorità di ogni genitore. Tuttavia, la tendenza a sottovalutare la sicurezza sui social network porta molte persone ad agire con leggerezza e postare centinaia di foto contenenti volti di bambini e minori, spesso accompagnate da un tag che ne riporta il nome. Queste foto spesso e volentieri non hanno restrizioni di accesso e possono essere visualizzate da tutti, malintenzionati compresi. Ma anche con le dovute restrizioni, il rischio resta alto: pensiamo cosa potrebbe accadere in caso di furto dello smartphone o dell’account social. Per questo è necessario pensare a un semplice concetto: tutto ciò che viene pubblicato online diventa di pubblico dominio, ragion per cui non si dovrebbe mai postare qualcosa che non si vorrebbe mostrare agli occhi di uno sconosciuto.
Nel caso si desideri comunque postare la foto del proprio bambino, è opportuno rimuovere dal contenuto le informazioni di geolocalizzazione ed evitare di usare il nome reale nelle descrizioni o nel tag. Meglio ancora evitarli del tutto: amici e conoscenti conoscono perfettamente queste informazioni, inutile ribadirle.
4- L’indirizzo di casa
Non sappiamo chi verrà a visitare il nostro profilo. Per questo è sconsigliabile pubblicare l’indirizzo di casa nostra, evitando così che possa essere individuata e visitata da malintenzionati.
5- Il telefono cellulare (o quello di casa)
Spesso lo pubblichiamo per consentire ai nostri amici di contattarci più agevolmente, ma cosa accadrebbe se finisse nelle mani sbagliate? Il numero di telefono potrebbe fornire informazioni preziose circa la nostra posizione (identificabile gratuitamente attraverso i servizi di reverse lookup disponibili sul web). Per consentire ai nostri amici di contattarci facilmente, è possibile associare il nostro numero telefonico a Google Voice, che fornisce una numerazione “intermedia” che non consente di risalire a quella originale.
6- Lo stato sentimentale
Ecco un modo efficace per dare carta bianca a un eventuale stalker, facendogli sapere in ogni momento se siamo single o impegnati in una relazione stabile. Per non dare adito a fraintendimenti basterebbe evitare di compilare questo campo, oppure tenersi sul vago impostando “in una relazione complicata”.
7- Immagini con geolocalizzazione
Il modo migliore per far sapere a tutti dove ci troviamo – o dove stiamo andando – è dato dalla geolocalizzazione delle immagini. Molti telefoni archiviano di default i dati GPS in tutte le foto scattate, senza chiedercene conferma. Un rapido controllo alle impostazioni dello smartphone e alle impostazioni della privacy del social network, è sufficiente a rimuovere ogni posizione geografica collegata ai nostri scatti.
8- Progetti per le vacanze
“Ciao a tutti, dal 7 agosto me ne andrò in vacanza a Tenerife, ci vediamo il 28 agosto al mio ritorno”: ecco un modo come un altro per sbandierare a tutti i cyber criminali i nostri piani per le vacanze, rivelando al mondo quando la nostra casa sarà incustodita, quando l’auto sarà parcheggiata nel box ma soprattutto quando saremo più vulnerabili a un furto di identità o di account, impegnati come saremo a goderci le meritate ferie. Peggio ancora se pubblicheremo di giorno in giorno i nostri spostamenti, taggandoci in un ristorante o in una famosa spiaggia.
Preferibile pubblicare questi messaggi una volta ritornati a casa, da dove potremo rivivere la vacanza pubblicando tutte le foto sui social e condividendole con gli amici.
9- Episodi imbarazzanti che non vorremmo condividere con familiari, colleghi e datori di lavoro
Prima di postare qualsiasi cosa online, pensiamo a questo: “e se finisse nelle mani del mio capo, di mia madre o di mia moglie”? Una domanda che è bene porsi prima di schiacciare il tasto “pubblica”. Se da un lato è vero che i contenuti possono essere rimossi, dall’altro è possibile che lascino comunque una traccia di sé sulla Rete (qualcuno potrebbe ad esempio scattare un’istantanea dello schermo).
10- Informazioni riguardanti il nostro lavoro
Parlare sui social di situazioni collegate al nostro lavoro non è mai una buona idea. Un aggiornamento di stato apparentemente innocente inerente un progetto potrebbe rappresentare una miniera d’oro per aziende concorrenti, che potrebbero appropriarsene penalizzando il nostro lavoro e mandando su tutte le furie i vertici della nostra azienda.