Intervista Marco Fiorentino – Presidente Provider Italiani

Marco Fiorentino vanta un curriculum dei migliori. Nasce a Milano nel dicembre del 1964. Ha vissuto e viaggiato a lungo negli Stati Uniti, dove ha studiato e svolto significative esperienze lavorative. Nel 1986 si laurea con lode in Ingegneria Elettrica e Informatica alla Princeton University.

Nello stesso anno ottiene una seconda laurea in Public e Foreign Affairs presso la Woodrow Wilson School di Princeton University. Dal 1986 al 1989 è consulente in Booz, Allen & Hamilton, prima a New York, poi a Milano, dove matura esperienza nello sviluppo di nuovi mercati all’interno di una “Bell Telephone Company”. Nel 1990 è presso Citibank/Citinvest (LBO Group), dove si occupa della strategia e della stabilità finanziaria di un’importante azienda internazionale operante nel settore meccanico. Nel 1991, Marco Fiorentino ottiene un Master in Business Administration presso la Harvard Business School di Boston.

[ot-video type=”youtube” url=”https://www.youtube.com/watch?v=dneA3X9kR4Y”]

Rientra quindi in Italia come azionista ed Amministratore Delegato di COMM2000 Spa, di cui segue l’ingresso nel settore dei servizi Internet alle aziende, portandola ad essere il secondo fornitore indipendente italiano del settore. Nel 2000, dopo nove anni di crescita ininterrotta e bilanci in attivo, cede l’azienda a KPNQwest NV, società quotata al NASDAQ, mantenendo però il controllo del ramo d’azienda MESSAGENET che confluisce in una società creata appositamente per completare lo scorporo.

Marco Fiorentino rimane alla guida come Amministratore Delegato di COMM2000, ribattezzata KPNQwest Italia, dove implementa un massiccio piano di crescita ed investimenti in fibra ottica e Data Center voluto dalla casa madre. In aprile 2003, a seguito del fallimento di quest’ultima, Marco Fiorentino riacquista KPNQwest Italia insieme al Data Center di Milano Caldera e riporta rapidamente l’azienda in attivo chiudendo in utile il bilancio per l’anno 2003.

Marco Fiorentino ha contributo a iniziative di interesse generale per la comunità Internet italiana: nel 1999 ha partecipato alla fondazione della società che gestisce il più importante punto di interscambio di traffico Internet in Italia, MIX Srl, di cui è tuttora membro del Consiglio di Amministrazione, ed è attivo nel Consigli Direttivi di AIIP, l’Associazione Italiana degli Internet Service Provider e di VOIPEX, (il consorzio fra gli operatori VoIP italiani) di cui è co-fondatore.

Prima di rivolgere alcune domande, è necessario ricordare un’importantissimo gruppo di lavoro coordinato proprio dal Dott. Fiorentino, che si occupa di “Accesso wireline”. Come si legge sul sito dell’Aiip: “I dati di mercato evidenziano scarsa competitività nel mercato dei collegamenti xDSL dovuto al sostanziale monopolio della rete d’accesso detenuta dall’incumbent che viene fornita in varie modalità ai concorrenti: dal full unbundling all’accesso “wholesale”. Risulta quindi determinate per gli Associati AIIP che offrono servizi di accesso ad Internet seguire in modo attento l’evoluzione delle offerte all’ingrosso in particolare per quanto concerne condizioni economiche, tecniche e relativi SLA.

Una equa competizione richiede una vigilanza anche su eventuali abusi di posizione dominante e pertanto è necessario attuare un monitoraggio contro fenomeni di price-squeeze, di politiche discriminatorie tra i clienti wholesale ed i clienti retail dell’incumbent.”

Dott. Fiorentino, sembra che in Internet si possa dire, fare, scrivere, parlare di tutto. Lei crede che questo sia esattamente corrispondente alla realtà? E se così fosse Le sembra un bene o un male?

“Internet ha rivoluzionato il mondo. Ogni campo del sapere è stato diffuso nella Rete e la libertà trova con Internet, la forma di massima espansione. Ma si ricordi che la libertà di una persona finisce esattamente dove inzia la libertà dell’altro. Significa che per essere veramente liberi, si deve comunque rispettare la pacifica convivenza di idee diverse.

Questo significa che Internet in se considerato è solo uno strumento di comunicazione. Dipende poi dall’uso che se ne fa, stabilire se è vantaggioso, come io credo, oppure se contribuisce anche a forme di diffusione di contenuti nocivi. Anche questa seconda ipotesi è vera, ma non è colpa di Internet. Semmai di chi ne fa abuso.Internet offre a tutti la possabilità di trasformarsi da “soggetto passivo” a “soggetto attivo” della comunicazione; da “audience” a “fornitore” di informazioni e contenuti.

Tutto questo significa aumentare il livello di democrazia, ma nel momento in cui diveniamo soggetti attivi, dobbiamo essere consci delle responsabilità che ne derivano. Di fatto, e il problema non riguarda solo internet ma tutte le tecnologie abilitanti a cominciare dai foto-video telefonini, i problemi che registriamo nascono dal “digital divide educative”.

Molte famiglie non sono in grado di trasmettere ai figli la nozione di responsabilità nell’uso come soggetto attivo di queste tecnologie. Potrebbe farlo la scuola, ma anche gli insegnanti divrebbero essere formati in tal senso. E se lo stesso ministro della Pubblica Istruzione ha difficoltà a capire che prima di tutto bisogna educare i ragazzi, è difficile che metta in atto un programma di formazione degli insegnanti”.

Ultimamente, parecchi pericoli informatici si basano su bug nei server DNS, o comunque su mancanze dell’infrastruttura di Internet. Cosa stanno facendo i provider per difendersi?

Come può immaginare, Internet non ha confini territoriali. Si ricordi comunque che l’Italia, anche da sola, può fare molto. Ad esempio ci siamo accorti che l’attuale rete ATM di Telecom Italia è sovraccarica e obsoleta al punto che Telecom stessa non individua piu un interesse a modernizzarla. C’è bisogno di una spinta forte verso le reti di nuova generazione c.d. NGN che spingeranno la fibra fino a sotto casa del cliente. Ma per far questo servono soldi veri e grandi capacità di investimento. Solo con una soluzione di tipo one network operator si potrà far fronte a investimenti di decine di miliardi di euro.

La nuova direttiva europea contro la pirateria recita: ” Non verranno puniti gli atti compiuti da un utilizzatore privato per fini personali e non di lucro”. Cosa ne pensa?

La direttiva a cui fa riferimento, deve ancora fare l’ultimo passaggio al Parlamento Europeo. Spero vivamente che sia fortemente emendata perchè introduce elementi di incertezza gravissimi. Il maggior danno, non è solamente l’equiparazione alle organizzazioni criminali, dei privati cittadini che scaricano per uso non commerciale, file protetti dal diritto d’autore.

Il vero danno, è l’introduzione di squadre investigative comuni, partecipate dai privati. Un fatto che viola i principi di garanzia del processo penale e va contro la nostra Costituzione. Io non credo, poi, che si possa trattare allo stesso modo chi fa contrabbando di medicinali contraffatti con chi fa P2P. C’è un errore sistematico profondo in quella direttiva, che mi preocupa moltissimo.

Dunque non siete soddisfatti…

All’inizio pensavano di far gravare sui provider una responsabilità indiretta di chi scarica materiale protetto da Internet. Poi sono arrivati a queste fantomatiche squadre investigative comuni, compartecipate da privati, che possono fare indagini per vedere, appunto chi sta violando il loro diritto. Io non dico che non sia giusta la pretesa dei titolari del diritto d’autore di godere dei benefici economici dell’opera.

Dico solo che la proprietà intellettuale ha sfumature divese se la si analizza sotto i vari aspetti del copyright, del marchio e del brevetto. L’Europa – mi dicono – sta adottando una politica del tanto peggio, tanto meglio e noi questo non lo possiamo accettare.